Grande clamore
mediatico ma, stavolta, Giustizia, forse, è stata fatta.
Nonostante la
strumentale esibizione in TV dei figli, oggi maggiorenni, che giurano
sull’innocenza del padre, quella della attuale compagna, ex amante del Logli,
restaurata a favore di telecamere, a sette anni dalla scomparsa e dopo diversi
gradi di giudizio, ieri sera la Cassazione ha messo la parola fine alla vicenda
processuale, confermando per Antonio Logli la condanna a 20 anni (pena ridotta
di un terzo, grazie alla scelta del rito abbreviato) per l'omicidio di Roberta
Ragusa e l'occultamento del suo cadavere.
Nelle 81 pagine
della precedente sentenza d’appello, il movente appariva essere economico, non
passionale. Secondo i giudici, «la coppia Logli-Ragusa versava da tempo in
irreversibile stato di crisi matrimoniale a causa della protratta relazione del
marito» con Sara Calzolaio, ex baby sitter dei figli, poi segretaria alla
scuola guida di famiglia, e che «gli interessi economici dei coniugi erano
strettamente intrecciati e non facilmente districabili vista la partecipazione
in forma societaria all’attività di famiglia alla cui conduzione la Ragusa era
principalmente dedita». Logli avrebbe temuto di perdere l’attività economica di
famiglia se la moglie, come pensava di fare, avesse chiesto la separazione.
"Sette
anni di processi - dice l’avvocato Nicodemo Gentile dell'associazione Penelope
- Roberta ha avuto la giustizia degli uomini. Sono triste perché è una
sconfitta della famiglia, penso ai figli di Roberta. Per il resto credo che sia
la cronaca di un omicidio che noi abbiamo sempre sostenuto. Logli è stato
triturato dalle sue menzogne, ha cercato negli ultimi tempi di cercare di
lavarsi l'immagine.”
La notte tra il
13 e il 14 gennaio 2012. Roberta Ragusa era sparita, in pigiama, dalla sua casa
di Gello, frazione di San Giuliano Terme, in provincia di Pisa.
Le indagini si
concentrarono fin dalle prime ore sul marito, ondivago e renitente che sosteneva
che la moglie si fosse allontanata volontariamente. Ma tutte le ricerche,
avviate sin da subito, rimasero per sempre senza esito e la Ragusa non fu mai
trovata, né viva, né morta.
Logli ha atteso
la sentenza insieme alla compagna Sara Calzolaio e alla figlia Alessia in un
affittacamere non distante dall'ospedale di Cisanello di Pisa: "Sono
disperato" le prime parole pronunciate dall'uomo e riferite da uno dei
suoi avvocati.
In lacrime i
parenti di Roberta Ragusa, che per tutta la giornata hanno atteso il verdetto
della Cassazione: "Finalmente si smetterà di dire che mia cugina era in
giro a divertirsi. Mia cugina è morta, lo ha detto anche la Cassazione.
Giustizia è fatta", ha detto commossa Maria Ragusa.
Il condannato è
stato condotto nel carcere Livornese delle Sughere su disposizione della procura
di Pisa per evitare che il detenuto potesse essere esposto davanti alla piccola
folla di curiosi, che si era radunata davanti alla casa circondariale don bosco
di Pisa.
11 luglio 2019
(Alfredo Laurano)
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