Tutti
sappiamo cosa sia un luogo: una parte di spazio materialmente determinata, che
un corpo può occupare. Quindi, una strada, una piazza, una casa, una città, un
prato, un teatro, una montagna: tutto ciò che abitualmente frequentiamo,
occupiamo, percorriamo.
Ma
esistono anche i luoghi ideali, i luoghi dell’anima?
Certamente
sì.
E sono quelli più vicini a noi, sconosciuti e invisibili agli altri che, a
volte, li visitano come comparse o spettatori. O li condividono in un ruolo
attivo e coinvolgente.
Sono
quelli non raggiungibili a piedi, in auto o con altri mezzi, ma solo con la
bicicletta dei ricordi e dei pensieri, pedalando con passione e sentimento.
Sono
quelli che veramente ci appartengono.
Che
servono a raccontare e a raccontarci la nostra
storia, le nostre scelte, i paletti importanti del nostro vissuto.
Hanno forme, tratti, colori, odori e speciali
sensazioni legate soprattutto alla nostra infanzia, alla giovinezza, alla nostra
crescita e alle persone care e fondamentali della nostra vita.
Sono
luoghi carichi di emozioni, di eventi e di relazioni importanti, depositari di
affetti, di segreti e di momenti ben presenti nella nostra memoria.
Sono
le pietre miliari del nostro cammino che hanno
scandito un percorso, a volte agevole, a volte difficile e complesso, fino al
punto in cui ci soffermiamo a rievocarli, a riviverli, intasando la mente di
pensieri forti e pressanti, struggenti e pieni di nostalgia. E spesso li riscopriamo
attraverso tanti inspiegabili “dejà vu”.
Quei luoghi sono impressi nella memoria e
sono legati indissolubilmente alla nostra storia, che si incrocia con quella di
altri, come in un groviglio di strade trafficate e confuse.
Sono a volte fonte
di felice rievocazione, ma più spesso sono la rappresentazione triste di una
serenità perduta, di cui abbiamo forte nostalgia. E il dolore si rinnova,
perché il ricordo della felicità non
è più felicità, ma il ricordo del dolore è ancora dolore.
Che siano i luoghi della fanciullezza, delle
nostre origini, del paese, della scuola o del primo batticuore, essi assumono
caratteri ben più profondi della loro apparente consistenza e diventano simboli
importanti, totem venerati della nostra antropologia personale.
Letteratura,
poesia, pittura, musica e tutte le varie forme d’arte hanno sempre espresso i
luoghi dell'anima, sin da tempi remotissimi.
Ascoltando
Mozart o Beethoven, per esempio, si percepisce il loro vivere, drammatico o
leggero, tra quelle sole sette note in mirabile successione. Come succede anche
osservando le pennellate, i colori e le luci di Van Gogh o Caravaggio.
O
leggendo Leopardi che descrive il luogo natio come un immenso spazio da
ammirare, che gli dà conforto e quiete. Quel "ermo colle" che, con la
sua siepe, ha scatenato la curiosità del mondo e la ricerca del significato
profondo dell'esistenza.
Sono
proprio quei luoghi dell'anima che permettono all'animo del poeta e di ciascuno
di elevarsi, portatori di una realtà diversa, metafisica e filosofica. Fino a
diventare pretesto di ciò che si vede e di ciò che è oltre, in una metafora in
bilico tra passato e futuro, aggrappata al noto, ma protesa verso l'ignoto.
Un
cinema, un bar, una siepe o una panchina: lì ci si rifugia, quando occorre, per
trovare sollievo e sicurezza nelle nostre radici, in ciò che siamo stati.
In
fondo, il ruolo dei luoghi che restano nel nostro cuore è proprio questo, pur velato
forse da un po' di malinconia.
Soprattutto
oggi che viviamo in un ambiente snaturato, spesso ostile e sempre meno umano.
Che
abitiamo spazi anonimi e impersonali che non favoriscono la capacità di appartenenza
e di condivisione e che non sanno dare un significato all’esistenza.
Che non
sono più luoghi di incontro, ma somma di solitudini e di esclusioni, di dilapidazione
del passato, di distruzione della natura e dei valori universali.
Da
qui l’esigenza di ritornare alle radici della propria identità, di rintracciare
i fili che legano il presente al passato, di crescere nella consapevolezza,
vincendo squallore e indifferenza.
Quei
luoghi dell’anima che ciascuno custodisce e rievoca ci svelano la via e possono
aiutarci a comprendere e a confortarci oggi.
Basta
ritrovare la chiave giusta. (Alfredo Laurano)
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