E ci mancava pure lo studio
sulla figura antropologica del ricco. Come nasce, come pensa, come vive,
cosa vuole, in cosa crede, come si confronta con il resto misero dell’umanità
plebea.
E non poteva pensarci che l’espertissimo Flavio Briatore, uno
che di ricchezza se ne intende: “io so
bene come ragiona chi ha molti soldi”, ha detto con sicura competenza, e
noi di certo non ne dubitiamo.
Secondo il poco studioso manager - bocciato più volte da
studente e diplomatosi geometra da privatista - nonché, accademico della
scienza del profitto, i ricchi, razza sociale poco diffusa e che non
cresce libera in natura, vogliono tutto e subito.
Non amano prati e musei, ma lusso, servizi impeccabili e
tanta movida.
Cercano resort e hotel
pluristellati, porti comodi e sicuri per i loro yacht e tanto divertimento. Non se ne fanno niente di solo
mare, casette, masserie, villaggi turistici, alberghetti a due o tre
stelle, tutta roba che va bene per chi vuole spendere poco e che non porta molto
denaro.
Questa, la parabola del Vangelo, secondo Briatore, padre
eletto dell’elite dei paperoni, espressa durante la tavola rotonda
“Prospettive a mezzogiorno”, organizzata a pochi chilometri da dove, dalla
prossima estate, aprirà il suo Twiga, ennesimo locale di lusso, con stabilimento balneare, discoteca e ristorante, sulla costa a nord di Otranto.
Se esistesse un Sindacato dei Ricchi, osserva con la consueta
ironia, Michele Serra, dovrebbe querelare l’imprenditore Flavio per
l’ostinazione indefessa con la quale, attraverso i decenni, lavora per
equiparare la figura del ricco a quella del burino. Non che manchino i ricchi
burini: basta una capatina a Porto Cervo o a Montecarlo per prenderne visione.
I pugliesi, che dei loro musei a cielo aperto - spiagge,
angoli di mare, masserie, ulivi, trulli, grotte e praterie - ne fanno orgogliosamente
un vanto, non hanno molto gradito questo sfoggio di aristocratico pensiero e di
superiorità, finalizzato alle scelte e alle voglie capricciose di chi ragiona
in termini di cospicui capitali. E’ una
questione culturale che riguarda arte, bellezza e tradizioni per tutti, non di
ricchezza e agio per pochi fortunati.
Quelle parole prepotenti cozzano con tutto ciò che la Puglia
rappresenta e con tutto quello che i turisti della Puglia apprezzano.
Il modello di ricco tamarro - descritto da Briatore -
ignorante e parvenu, arricchitosi con speculazioni e sfruttamento, dedito a
ostriche, champagne, festini e coca, non
è molto apprezzato in quella splendida regione, che non ha proprio bisogno di
quell’ idea di sviluppo e prosperità.
Anche perché, di recente,
da quelle parti, Madonna
(la cantante) ballava la popolare pizzica,
mica la musica del fastoso Billionaire.
Durante il dibattito,
dal pubblico, una signora gli ha gridato: “Ma chi li vuole quei ricchi”.
Forse, Briatore, della Puglia ci ha capito poco o quasi
niente.
I suoi comizi su nababbi e miliardari vada a farli a Dubai,
non nelle nobili terre del barocco salentino.
(Alfredo Laurano)
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