Una lunga limousine, la
classica Roll, la carrozza a cavalli, il corteo con lo strascico e i
paggetti? Una volta, forse, nell’antichità dell’etichetta matrimoniale!
Vent’anni fa, con Davide Mengacci, per Canale Cinque, ho girato
per tre giorni “Scene da un matrimonio”, a Genova, per raccontare, con giusta
discrezione e una certa riservatezza, una storia e un sentimento. Tutto, con
misura, con un pizzico d’ironia, con il dovuto garbo e quasi con pudore.
Nonostante l’esuberanza della TV:
Oggi, c’è molto di più.
Intanto le megafeste nei mega castelli dei guru napoletani o
campani, dove lo sfarzo, i banchetti, l’abbondanza e l’eleganza fanno rima solo
con l’esaltante, incontenibile stile del pacchiano spinto di luoghi artificiali
e di lustrini da paese dei balocchi.
Poi, i film con musica, canzoni e immagini glamour e
strappacuore del prima, del molto prima, del durante e anche del poi, con i
parenti, amici e ragazzini rivestiti da stilisti sfortunati o un po’ falliti,
con abiti teatrali o da sfilata o catturati dalle fiabe. Mare, barche, scogli,
sole, giardini rigogliosi, tramonti e scontati controluce sono le accurate
scenografie scelte per queste costose storie, di ambiguo gusto e perduta
originalità, costruite ad hoc per la solenne
fiera dei ricordi.
Ma, a voler stupire veramente con qualcosa di ancor più
appariscente, si può atterare in elicottero nel centro di Nicotera, in Calabria, per
consentire a due ricchi sposi di fare un giro sopra le isole Eolie.
Col beneplacito, o per volontà, del padrino locale e a
insaputa del sindaco, che sostiene di non aver mai concesso l’autorizzazione
all’atterraggio e di non aver chiuso al traffico e transennato il centro
storico della cittadina. Nessuno l’ha informato, nemmeno i vigili o qualche
stupito cittadino.
Pensa quanto conta lì, e non solo lì, l’istituzione comunale!
Funerali in pompa magna che a Roma paralizzano un quartiere,
aerei che lanciano fiori sul corteo funebre, inchini e contro inchini ai boss
di madonne varie in tante processioni, fino ai matrimoni show in terra di Calabria:
capricci di potenti, in stile cafone e rutilante, cui tutto è concesso in
questo ridicolo Paese.
(Alfredo Laurano)
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