Non aspettavano altro, non aspettavano che l’ufficialità del
NO alla candidatura romana alle Olimpiadi 2024 per scatenare la demolizione della bambolina “che fa no, no, no e che si difende, come
puo’, dietro la vetrina dei suoi no”,
e il conseguente assalto al tutto il Movimento che la sostiene.
“Sarebbe da irresponsabili dire sì a questa candidatura, significherebbe assumere altri debiti, non
ce la sentiamo”.
Questa rinuncia è un duro colpo per gli addetti, per gli
sportivi, per il governo renziano, per i professionisti dell’opposizione, per
la nazione intera.
Ma dove sono i milioni di italiani e di romani che, a detta
di tutti questi delusi, vogliono le Olimpiadi a Roma?
Quattro anni fa, quando Monti e il suo governo tecnico si
schierarono allo stesso modo tutti parlarono, a Destra e Sinistra, stampa
compresa, di decisione saggia e ponderata, con buona pace della vecchia partitocrazia
abituata a spartirsi torte finanziarie ed appalti golosi.
Una scelta da leggere come segno di responsabilità e non di
sfiducia, disse per esempio Bersani. Una decisione saggia dinanzi a troppe incognite e costi poco chiari, dissero altri. Dubbi
più che fondati, visti gli esempi del passato - basta pensare
all’esperienza di Italia ’90 o
a più recenti mondiali di nuoto,
aggiunsero altri ancora. Il governo ha preso una decisione meditata,
sostennero anche le opposizioni.
Insomma, tutti trasversalmente
d’accordo con il no.
E adesso che Roma risparmierà uno spreco di denaro e di
cemento, simile a quello delle recenti olimpiadi brasiliane, tutti delusi e incazzati come l’offeso Malagò, che non voleva
attendere la bambolina sindaca, in Campidoglio.
Il no alle Olimpiadi è diventato uno schiaffo al
futuro della capitale: “i romani perdono
opportunità di sviluppo, di
crescita, di lavoro”,
ribadisce l’altro deluso Orfini.
Anche se, in teoria vogliono dire occupazione, rigenerazione
delle periferie, opportunità per il settore turistico e per il commercio,
rilancio dell’urbanistica e immagine della città, per interventi diffusi,
finanziati dal Comitato olimpico, su impianti sportivi, infrastrutture e trasporti, le Olimpiadi - festa non
tanto dello sport, quanto del mattone - non possono diventare pretesto per
nuove colate di cemento sulla città e un grande affare per le lobby dei
costruttori.
E’ un seducente sogno ad occhi aperti su possibilità e
vantaggi, ma chiusi sui risvolti, sulle contro indicazioni e sugli effetti
collaterali, un sogno che può trasformarsi in incubo, ha detto la Virginia.
A distanza di così poco tempo, oggi tutti, o quasi, con non
poca ipocrisia e malafede, parlano di occasione persa per mancanza di coraggio,
per incapacità e paura di gestire un grande evento, con la scusa di evitare
fonti di arricchimento illecito, ruberie e corruzione.
Evidentemente, Mafia Capitale non ha insegnato nulla.
(Alfredo Laurano)
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