Una
volta, sembra un secolo fa, c’erano le chiacchiere di paese, le malelingue, le maldicenze, gli untori del pettegolezzo porta a porta. Oggi, c’è un grande,
immenso paese globale e virtuale. Lo scrivevo, per l’ennesima volta, solo per poche ore fa.
La
Rete è una sconfinata prateria dove viaggia di tutto: informazione e
conoscenza, spazzatura e sentimenti, imbecillità, speculazione e solidarietà.
La
Rete non piange, non ride, non giudica, non ha rigurgiti morali.
E’
virtuale nella forma, ma reale negli effetti e in ciò che muove e che racconta.
Veicola l’effimero, il successo, l’euforia, la spregiudicatezza. E’
anestetizzata di fronte al dolore e ai sentimenti, pur propagando le emozioni
umane.
Ma non uccide, come molti titoli di stampa
stanno oggi affermano: sono i tanti mascalzoni che la frequentano che uccidono,
con atti di bullismo, di persecuzione, di dileggio, di cinismo, di
emarginazione.
Quanto
veleno e vigliaccheria virtuale si produce in questa giungla selvaggia, dove i predatori
sbranano le prede? Quante vendette e atrocità si consumano in nome di una
presunto diritto di offendere e ferire?
E’
il prezzo che paghiamo per salvaguardare la libertà di fare e di dire di tutti,
per colpa di alcuni, la cui la malvagità, indotta o naturale, determina l’abuso
e la violenza. Anche in Rete l’iper-tecnologica generazione del grande fratello
produce odio e rancore, angoscia e depressione, invidia, competizione e
nomination.
La
legge sul Cyberbullismo arriva oggi in Aula.
Era
già prevista la discussione, ma dopo la triste storia della giovane Tiziana di
Napoli, morta suicida dopo che alcuni suoi video hard erano diventati virali,
si carica di ulteriori significati.
Non
riguarderà solo i reati in danno di minorenni. Per cyberbullismo si intendono
la realizzazione, la pubblicazione e la diffusione online, di immagini,
registrazioni audio o video o altri contenuti multimediali, allo scopo di
offendere l’onore, il decoro e la reputazione di una persona, nonché il furto
di identità e la manipolazione di dati personali,
Violenze fisiche
e psicologiche, minacce e furti, offese relative alla razza, alla
religione, all’orientamento sessuale, all’aspetto fisico: sono sempre più
frequenti e gravi gli episodi di bullismo che mettono in serio pericolo l’incolumità psichica e fisica delle persone,
fino a portarle anche al rischio del suicidio.
Come,
appunto, nel caso di Tiziana che, al di là delle sue responsabilità, della sua
consapevolezza di trentunenne, della sua fragilità e della sua discutibile
interpretazione del concetto di libertà sessuale, è stata messa alla gogna
mediatica, vittima di un perverso gioco che pensava forse di poter guidare e
dominare. Succube di una perversa spirale che da scherzo è diventata incubo,
poi calvario di vergogna e infine tragedia. Reale, vera, non virtuale.
Forse
non c’è stato ancora il tempo di assorbire nella sua interezza il complesso
significato e gli effetti della rivoluzione tecnologica degli ultimi vent’anni.
Dobbiamo
imparare ad adeguare i nostri comportamenti, il nostro stile di vita. A
studiare, educare, prevenire, usare e rispettare uno strumento eccezionale, ma
potente, utile allo sviluppo della conoscenza e alle relazioni umane,
privilegiando l’essere e non solo l’apparire.
15
settembre 2016 (Alfredo Laurano)
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