Rottamato Ballarò di Massimo Giannini, è partito ieri sera Politics, il
nuovo talk voluto dalla miracolata direttora di Raitre, Daria Bignardi,
condotto dall’ex Sky Gianluca Semprini.
C'era una volta Michele Santoro, il padre dei talk, con programmi
straordinari come Samarcanda che, negli anni ottanta, per primo dava voce agli ultimi, alle piazze e
a chi non ne aveva, non contava e non esisteva. E tutto aveva senso, perché
c'era una narrazione vera delle persone, delle proteste, dei lavoratori, dei
tempi e della mafia.
Poi vennero Lerner, altro impertinente fuori dal coro, Vespa, l’inossidabile
voce del padrone e via via tutti gli altri, fino a Ballarò, un programma che,
tra varie difficoltà, ha mantenuto una certa tradizione, dopo l’uscita di
Floris e l’avvento di Giannini.
I talk show, sono poi fioriti a tutte le ore -
anche al mattino - e in tutte le reti: Agorà, La gabbia,Virus, Matrix, Piazzapulita,
Quinta Colonna, Ottoemezzo.
C'è stato un inevitabile effetto saturazione, anche per la ripetitività
di certi insopportabili personaggi e tuttologi, più o meno ululanti, che
saltavano da una poltrona all’altra e la gente si è rotta le palle.
La politica si è inflazionata, l’interesse
è crollato e sono rimaste solo sterminate miriadi di chiacchiere inutili e
noiose. Si è cominciato, allora, a parlare di cibo, di casa, di salute, di prevenzione,
di stili di vita, per risvegliare una
qualche curiosità nello stanco utente televisivo.
E apparve così la Daria, dopo aver abbandonato le sue barbariche
evasioni, che scelse il capacissimo – a suo dire – Gianluca Semprini, d’origine
docg Sky.
Qualche
reportage, servizi e inchieste, come nel programma di Giannini, ma in soli
novanta minuti. Formato, confezionamento tradizionale ma, soprattutto, ritmo
serrato e scadenzato da un lievemente
agitato conduttore, preoccupato
solo dai tempi televisivi, a discapito dei contenuti. Domande poco chiare, di tipo catechistico-politico, risposte
evasive e divaganti e un atteggiamento da docente o da primo della classe pronto
a bacchettare l’ospite.
Insomma,
una specie di fast-food dell'informazione,
dove tutto è veloce, abbozzato e bruciato in fretta. Tutto col cronometro alla
mano: “le do trenta secondi o, stavolta, 45”, come a Lascia o Raddoppia di una
volta.
Questo l’esordio
di Politics, una sperimentazione, sempre secondo la Bignardi, che al momento
poco convince e lascia perplessi. E fa rimpiangere il Santoro dei bei tempi.
Potrebbero, pero, inserire la pubblicità degli orologi
svizzeri: ci starebbe proprio a
pennello!
(Alfredo Laurano)
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