Mezzo milione, un milione
o due milioni di ferventi cattolici difensori della moralità e della
famiglia al Family Day? O una parata di politici e Vip ipocriti con amanti,
divorzi e famiglie varie alle spalle?
Non è questo il problema.
Già il fatto che debba esserci un Family Day è di per se
ridicolo: dovrebbe, allora, poter esistere un Single Day o un Friend Day!
La famiglia esiste, è una salda istituzione, perché deve
essere celebrata come il festival di Sanremo o il miracolo di S. Gennaro?
Premesso che si sta rivivendo lo stesso clima delle battaglie
per l’aborto e per il divorzio che, a suo tempo, spaccò il Paese, concedere dei
diritti a coppie di fatto, toglie o lede dei diritti alle coppie sposate
tradizionali?
Perché la Chiesa, i vescovi e la Cei devono dettare le leggi
di un Paese libero e laico e condizionare, se non determinare, le scelte e i
comportamenti di ciascuno?
Lo scontro si fa sempre più ideologico: Talebani e Crociati
da una parte, terroristi e miscredenti dall’altra. Fondamentalisti contro
libertari. Integralismo contro tolleranza e parità.
Tutto ciò non mi sta bene. Parliamo di persone e sentimenti,
non di politica, di guerre e di bandiere!
I bambini non si comprano al supermercato o alla Fiera del
patrono e l’utero non si affitta come una garconnaire o una macchina a
noleggio, né possono essere figli della provetta, ma perché una coppia di fatto,
omo o etero, non dovrebbe avere uguali diritti, oltre che doveri, come tutti i
cittadini?
Di fronte all'evidente crisi della famiglia tradizionale (quella
del Mulino Bianco) - matrimoni consumati in poche settimane, frequenti separazioni
e divorzi, case e bambini divisi e assegnati dal giudice, tradimenti anche a merenda
e colazione, donne discriminate, ex mariti che mangiano alla Caritas, violenze
e abusi di ogni genere - è ancora il caso di contrapporre tale tipo di famiglia
a coppie di fatto etero o omosessuali?
Salvaguardati, difesi e tutelati, innanzitutto,
i diritti dei bambini, perché non riconoscere le unioni civili, regolamentarle come
avviene in tutto il mondo, e non consentire al convivente la possibilità di
interagire di fronte alla legge, di rappresentarlo, assisterlo, curarlo,
assumerne il ruolo?
Perché dire no alla libertà degli altri, perché negare a
uomini e donne il diritto di amare liberamente?
Lo scontro vero è tra chi pensa che un credo religioso obblighi tutti a sottomettersi ai suoi precetti e chi invece vuole un laica difesa dei diritti di tutti, senza discriminare le minoranze, per una libertà che conosce un solo confine: la libertà dell’altro.
Chi divorzia non obbliga nessuno a divorziare, chi
sceglie l’aborto non tocca la scelta di maternità, chi ricorre alla
fecondazione assistita non ostacola la coppia fertile, chi vuole creare una
famiglia gay non la impone agli altri né, soprattutto, vuole distruggere la famiglia
eterosessuale.
31 gennaio 2016 (Alfredo Laurano)
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