Fino a pochi giorni fa, l’unico Quarto che la stragrandissima
maggioranza degli italiani conoscesse era il quartiere orientale di Genova
da cui salpò Garibaldi il 5 maggio 1860, con i suoi “Mille”, alla volta della
Sicilia. Erano, peraltro, abbastanza noti anche il “quarto stato” di Pellizza
da Volpedo o “Quarto Oggiaro”, quartiere periferico di Milano, o il “quarto
grado” e il “quarto di bue”. Ora, abbiamo scoperto che Quarto è, pure e
soprattutto, un comune italiano di quarantamila abitanti, vicino Napoli,
amministrato da un po’ di mesi dalla sindaca Rosa Capuozzo del M5S -
altrettanto sconosciuta alle cronache e alla Storia - e contaminato dalla Camorra unita.
Mi rincresce dirlo ma, semel in anno, devo essere d’accordo
con Belpietro, quando dice che è diventato l’ombelico del mondo, tanto che se
ne parla nei talk show e il presidente del Consiglio viene interpellato nelle
genuflesse interviste tv acciocché esprima il proprio parere.
La faccenda, da commedia
tragicomica all’italiana o, se preferite, alla napoletana, sembra un gran
trappolone messo in atto contro i Cinque Stelle, nel quale sono caduti con
tutte le scarpe di un’ infantile ingenuità e senza i cogenti lacci di una risposta
razionale, politica e strategica.
Invece di mandare a quel paese il PD, invitandolo a occuparsi degli affari suoi e degli 83 amministratori locali indagati o rinviati a giudizio - anzi, 84: ne hanno appena arrestato un altro, sindaco nel Varesotto - i grillini, presi in contropiede e attaccati nella loro massima virtù dell’onesta e della trasparenza, si sono fatti coinvolgere in una specie di psicodramma, manco fossero colpevoli di chissà quale reato.
Invece di mandare a quel paese il PD, invitandolo a occuparsi degli affari suoi e degli 83 amministratori locali indagati o rinviati a giudizio - anzi, 84: ne hanno appena arrestato un altro, sindaco nel Varesotto - i grillini, presi in contropiede e attaccati nella loro massima virtù dell’onesta e della trasparenza, si sono fatti coinvolgere in una specie di psicodramma, manco fossero colpevoli di chissà quale reato.
Che in un medio comune campano
qualcuno vicino ai clan abbia provato a infilarsi nell' organizzazione per
trarne profitto sembra “cosa buona e giusta”, cioè del tutto scontata e
naturale. Ci sarebbe da stupirsi del contrario: la malavita in affari con la
politica ci prova con tutti, a prescindere dal colore e dalle ideologie (poi
bisogna vedere chi ci sta). Vale e prevale solo il concetto opportunistico della
massima convenienza. L’etica appartiene ad altri mondi.
Con Quarto alla ribalta e sotto i
riflettori di tutti i palcoscenici mediatici, Il PD, che dopo diverse settimane
di pene, manovre e proclami per far digerire al popolo la storia dell’Etruria,
non sapeva più a che santo votarsi, è riuscito a spostare l’attenzione
nazionale da Maria Elena Boschi a Rosa Capuozzo, accusata ingiustamente pure di
abusi edilizi nella propria abitazione che, eventualmente, sarebbero imputabili
al nonno. Un colpo da maestro dell’arte machiavellica del ribaltamento e del
puro utilitarismo.
Solo che, mentre per il fallimento della Banca popolare della famiglia Boschi qualche migliaia di persone sono finite sul lastrico, nel caso in questione l’unica che rischia di perdere la casa e la faccia è la stessa Rosa di Quarto, dopo essere stata sedotta e abbandonata - anziché sostenuta - dal suo stesso Movimento, in stato semi-confusionale.
Intanto, Di Maio, Fico e Di Battista continuano a
giustificarsi in ogni palinsesto, nel limbo sdrucciolevole del “sapevo o non
sapevo”.
Proprio come Santa Maria Elena
dei Boschi che, in Parlamento, parlava del papà.
19 gennaio 2016 (Alfredo Laurano)
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