La
vicenda delle statue censurate in Campidoglio, in occasione della visita del
presidente iraniano Rouhani, è diventata un caso politico e sta scatenando
numerose polemiche.
Sono
stato tra i primi a parlarne con una certa ironia e come fatto di costume, ma
mai avrei creduto che potesse assumere i toni e i contorni della farsa
all’italiana, di una barzelletta popolare raccontata da tutte le testate
internazionali che per prenderci per il culo.
Il
ministro Franceschini non ne sa nulla, il puffo premier si dice incazzatissimo
sotto il cavallo di Marcaurelio e minaccia che “qualcuno pagherà!”
Pare
che, secondo i delegati di Rouhani: "Il presidente non aveva problemi a passare
nel corridoio con quei nudi. Ma temeva che una fotografia lo immortalasse accanto
alle statue. Per questo avrebbe chiesto la copertura".
La
decisione di oscurare i marmi alla vista dell'ospite sembra sia stata presa dal
Cerimoniale di Stato, poco prima della conferenza stampa.
Insomma,
qualcuno, per non mettere in imbarazzo l’ospite iraniano ha pensato bene di mettere
in imbarazzo la cultura millenaria di un intero Paese, di rinnegare la sua arte
e la sua storia.
Coprire
quelle statue ai musei Capitolini - trasformandole in scarpiere Ikea, come ha
detto Crozza - è stato un atto di enorme provincialismo da parte di un Governo
che interpreta le relazioni internazionali in maniera fantasiosa. Un eccesso di
zelo diplomatico, una chiara espressione di sciocca sudditanza
politico-culturale.
Ovviamente,
l’ironia dilaga sul Web, fra battute, slogan e fotomontaggi, sull’onda della
ghiotta occasione di speculazione mediatica e di inevitabile montatura giornalistica
che il caso ha provocato.
Tutta
questa boccaccesca storia, mi ha fatto ricordare quando da ragazzini, in preda
al naturale turbamento, ritagliavamo dai giornali le foto “audaci”, ma pur
castigatissime, delle belle attrici e che poi nascondevamo, imbarazzati, sotto il
cuscino, quando si affacciava un genitore.
Oggi,
in qualche modo, si ripete, su ben più vasta scala, questa forma di ridicolo infantilismo
politico, sacrificato alla ragion di Stato.
Ma,
come avevo già scritto nella precedente nota, di fronte ad affari miliardari,
che importanza ha, per qualche ora, celare con un velo di
utile ipocrisia istituzionale le marmoree pudenda per pudore?
28
gennaio 2016 (Alfredo Laurano)
Nessun commento:
Posta un commento