Per vent’anni e più, Berlusconi ha insultato la magistratura. L’ha denigrata, offesa, attaccata e vilipesa. Come faceva, spudoratamente, anche Sgarbi nella sua indecorosa e rozza trasmissione televisiva “Sgarbi Quotidiani”.
Ma, quelle “toghe rosse” che lo
avrebbero perseguitato e processato non per giustizia, ma per premeditata lotta
politica, non è riuscito mai a batterle, a sconfiggerle.
C’è riuscito, invece, il suo degno
erede e compare fiorentino e il democratico partito.
E sì, perché, se ancora non lo
sapete, uno dei primi e più gravi problemi della giustizia italiana sono i
magistrati che indagano, che intercettano, che condannano. Non la criminalità,
la lentezza dei processi e quelli che non si fanno.
Quelli della banda Renzi, il
giustiziere senza macchia, non sono ancora riusciti ad approvare nuove norme
sulla dilagante corruzione, sul falso in bilancio, sull’evasione fiscale, sul
pericolo terrorista che si preoccupano di votare ed approvare, velocemente, una
legge contro chi combatte quella corruzione e quell’illegalità.
Come sostiene il sindacato delle
toghe, "si intacca il profilo
dell'indipendenza dei magistrati. Vi è un rischio che la parte processuale più
forte economicamente possa liberarsi con azioni strumentali di un giudice
scomodo. E' una strada pericolosa verso una giustizia di classe".
Si configura, quindi, un nuovo
scenario: ogni cittadino che ha o ha avuto guai con la giustizia si sentirà
legittimato a denunciare i giudici e a fare ricorso contro di loro.
Le cause contro lo Stato potrebbero
diventare migliaia: cioè, si realizzerebbe l’effetto contrario alla necessità,
da tutti condivisa, di voler ridurre e tagliare i tempi dei processi.
E’ sicuramente un bel regalo
avvelenato alla magistratura, al concetto e all’iter di giustizia e, anche,
alla vittima designata Berlusconi, finalmente soddisfatta e risarcita, dopo
tante vessazioni.
Anche se, sulla carta, il nazareno Patto non c’è più.
La nuova legge sulla responsabilità
civile dei magistrati è una specie di pendente minaccia di punizione, una spada
di Damocle che oscilla pericolosamente sulle loro teste, e che li pone in una
condizione di sana prudenza, di “astinenza” e di scarso impegno nelle indagini
e nel perseguire certi reati: rischiano di pestare i piedi o dar fastidio a
qualcuno, ricco e importante, e di essere incriminati.
Quindi, è facile presumere, che
finirà per limitare e condizionare la loro libertà d’azione e la loro
autonomia.
Mose, Expo, Roma Capitale, Mondo di
mezzo e vergogne varie non hanno di che preoccuparsi: difficilmente, qualche
pazzo assetato di giustizia si impegnerà, in futuro, a scoprire altri crimini e
misfatti. Anche i magistrati “tengono famiglia!”
Berlusconi sbraitava e ululava la
vento. Ora siamo all’intimidazione.
25 febbraio 2015 (Alfredo Laurano)
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