Come è scattato il quorum per l’elezione di Mattarella, insieme
all’applauso del Parlamento, è partito, in contemporanea, sul Web, il solito, stonatissimo
coro dei sospetti, delle accuse, delle insinuazioni, delle malignità gratuite e
preconfezionate, sparate a caso nel mucchio per far rumore e senza distinzioni.
Come accade sempre e in ogni occasione, come per tutti: è il più
amato sport nazional-popolare, condito da innato disfattismo, che scatta a
prescindere dal caso o dalla persona di cui, fino a un minuto prima, nemmeno si
sospettava l’esistenza.
Non importa sapere, conoscere, aver contezza, importa spargere
veleno e volgarità, pur di esercitare l’abusatissimo diritto al disprezzo dell’altro:
sempre nemico, impuro o criminale, da condannare, senza processo, dall’alto del
proprio presunto rigore morale, da integerrimo giudice fariseo.
Chiunque si sente in dovere di diffondere dicerie, illazioni, calunnie,
mezze notizie o mezze frasi per sentito dire, pubblicate da siti indecenti che
squalificano chi li visita, o opinioni rubate al primo cazzaro digitale di
passaggio, ovviamente, senza verificarne mai le fonti e l’attendibilità.
E’ la collaudata tecnica dello sputtanamento preventivo, poi, se
non è vero, sai che ce ne frega! Intanto ho fatto il mio dovere di ruffiano
spargitore di menzogne e falsità.
Insulti, turpiloquio e dietrologia sono particolarmente di moda
sul web e il dibattito pubblico vede emergere, alla prima utile occasione, il
plotone di cecchini digitali, di cui ho parlato già tante volte, appostati ogni
minuto sui tetti della ottusità, per colpire a tradimento.
Sparano e spalano fango, questi vili professionisti dell’insulto, che
ormai dilagano e si riproducono più dei vermi e dei conigli. Frustrati mercenari
del rancore e della rabbia repressa: ogni occasione è buona per riaffermare la
propria ingiustificata imbecillità. Ignorano i fatti e le persone, non
distinguono, non argomentano, ma giudicano comunque e, a comando, sputano
sentenze.
Ma perché lo fanno? Per voglia di protagonismo, per puro narcisismo?
Intanto perché lo spazio virtuale, oltre ad essere una gratuita
vetrina internazionale, è anche un infinito portico ateniese di dialogo e
confronto e, quindi, un naturale e anonimo sfogatoio.
Poi, forse, per conformismo, per attirare l’attenzione, per
segnalare l’appartenenza a un gruppo d’opinione, per riscattare proprie ferite
e umiliazioni, riversandole sugli altri, o per inconscio rito apotropaico che allontani
il male da sé.
Comunque
sia e qualsiasi sia il perché, a me, quest’uso violento dell’insulto di
circostanza, automatico e non mirato, appare un banale tentativo di emergere
dalla mediocrità e dall’oblio esistenziale e, in ogni caso e per usare una
metafora, mi fa proprio schifo.
1 febbraio
2015 (Alfredo Laurano)
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