E’ evidente che al ducetto solo al
comando, sia pure assistito dalla corte di “capate” ancelle e ministrelle dall’aria
liceale - non molto diverse, nel ruolo, dalle precedenti geishe berlusconiane e
sempre pronte a replicare le sue parole e i suoi respiri strafottenti - il
focoso ex saldatore emiliano fa paura.
E, quindi, gioca d’anticipo per
sputtanarlo e rottamarlo - è la sua specialità - agli occhi della pubblica
opinione.
Lasciando per “mezz’ora” di
eseguire puntualmente gli ordini e i programmi di Troika e Confindustria, Mr.
Arrogance - che di recente, per emulazione del greco Varoufakis, ha scoperto lo
zainetto sulla spalla (fa chic, fa fico, fa disinvolto…) - avverte odore di
pericolo e, con la consueta spavalderia e con la solita espressione da
guascone paraculo dei boy scout, attacca il leader della Fiom, Maurizio Landini:
"Un sindacalista che si butta in
politica? Non è il primo, ma se lo fa è difficile pensare che tutte le
manifestazioni non fossero propedeutiche a tale entrata. Non credo che
abbandoni il sindacato, è il sindacato che ha abbandonato Landini. Il progetto
Marchionne sta partendo, la Fiat sta tornando a fare le macchine. La sconfitta
sindacale pone Landini nel bisogno di cambiare pagina.”
Per alcuni, Landini è un
sindacalista vintage, vecchio stampo, che sogna di rinverdire i fasti del
sindacato anni settanta e di difendere ancora, ingenuamente, i diritti e
l’articolo 18; che guarda indietro, mentre il mondo va avanti.
Ma, se il nuovo che avanza è
rappresentato dagli annunci, dalle bugie, dal ridicolo uso politico di nauseabondi
tweet e selfie quotidiani e dalle finte riforme del puffo fiorentino, ammiratore
di Marchionne, allora, meglio il vintage, meglio la tradizione, l’usato sicuro
in piazza e in fabbrica.
Meglio la contrapposizione dura
che, se non altro, contiene la riaffermazione di principi e di valori come
l'onestà, il rispetto, la dignità delle persone, un equa distribuzione delle
risorse e dei redditi e prevede la galera per chi ruba, per chi evade le tasse,
sperpera e sottrae denaro pubblico.
In un Paese dove le entrate fiscali
sono garantite dal lavoro dipendente e dalle pensioni;
dove, oltre alla
dilagante corruzione e alla fortissima evasione, si scopre che migliaia di insospettabili (imprenditori, affaristi, faccendieri, stilisti e cuoche di Briatore) hanno
portato i soldi in Svizzera;
dove nella busta paga finisce meno della metà del
costo reale del lavoro;
in un Paese così degradato, si avverte da tempo la
mancanza di un’etica della nazione, di un sussulto di coscienza collettiva, di voglia
di onestà e pulizia e, soprattutto, di una formazione di sinistra antagonista,
che tutto ciò persegua.
Non basta urlare nelle piazze e nei comizi.
Quando Landini dice che "è ora di sfidare democraticamente Renzi”, si
riferisce a chi lavora senza un
contratto, a chi non ha futuro e non ha lavoro, a chi non crede alle garanzie
delle tutele crescenti del Jobs Act, che si traduce in libertà di licenziamento
individuale e anche collettivo. Nessuno si azzarderà più a scioperare.
C'è tutto questo complesso e variegato
mondo, dietro le parole del segretario Fiom, che intravede la necessità di una
coalizione sociale che superi i confini della sola unione sindacale, capace di
unificare e rappresentare, anche politicamente, tutte le persone che per vivere
hanno bisogno di lavorare.
Non c'è, al momento, all'orizzonte,
una lista elettorale o l’ipotesi di un partito già pronto. C'è un un'idea che
nasce dalla considerazione che i tempi sono cambiati e che il sindacato, così
com'è, non basta più.
Naturalmente,
c'è anche un po' di effetto Tsipras e di un partito come Syriza che contesta
l’Europa dell'austerity e c'è l'esempio di Podemos, il movimento spagnolo,
candidato a vincere le elezioni del prossimo autunno a Madrid, almeno stando ai
sondaggi.
Per ora, le parole di Landini sono
caute, vaghe e nebulose.
In molti, speriamo che possano tradursi in azioni concrete - alleanze, progetti e condivisioni - nell'immobilismo paludoso di una Sinistra inerte e democristianizzata.
In molti, speriamo che possano tradursi in azioni concrete - alleanze, progetti e condivisioni - nell'immobilismo paludoso di una Sinistra inerte e democristianizzata.
Intanto, ha lanciato un sasso senza
nascondere la mano.
23 febbraio 2015 (Alfredo Laurano)
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