Già prima delle elezioni, mentre si andava
delineando la vittoria di Syriza, la stampa tedesca aveva cominciato
a minacciare preventivamente gravi conseguenze e pesanti ritorsioni
nei confronti della Grecia, oggi puntualmente eseguite da BCE e FMI. Tutto,
come previsto.
Tsipras e l’economista Varoufakis provano a
mettere sul tavolo europeo un programma di risanamento e di riforme –
quella fiscale, in particolare – che non viene nemmeno preso in considerazione,
perché potrebbe aprire una falla nella dottrina liberista e mettere in
discussione il sistema delle garanzie finanziarie.
Che la Grecia riesca ad uscire in qualche
modo dalle condizioni catastrofiche in cui versa, alla Trojka non gliene
può fregà di meno. Al contrario, la sua capitolazione o la sua
precipitazione in una crisi ancora più profonda dell’attuale, con inquietanti
conseguenze politiche e sociali, servirebbe da monito e da esempio, in
primo luogo per gli spagnoli di Podemos, possibile, prossima minaccia al
piedistallo del sistema dell’austerità e del rigore.
Non accettiamo ricatti, prova a dire Tsipras,
respingendo l’attacco della holding Europa e del governo tedesco che non
riconoscono idonee e sufficienti le garanzie delle banche elleniche. La Grecia
non ci sta, scende in piazza e difende il risultato delle elezioni, ma per il
momento, è sola.
Le forze sociali e democratiche, i movimenti
e i sindacati europei possono e devono, sostenere le sue ragioni,
riconoscendovi in larga misura le proprie.
Come scriveva Rifkin, un’altra Europa –
sociale, egualitaria, democratica – è senz’altro possibile, oltre che
necessaria per assicurare la pace dentro e fuori i confini del vecchio
continente. Ma serve una presa di coscienza ed una forte mobilitazione dei cittadini
per poterla realizzare.
Oltre all'integrazione mercantile e monetaria, secondo
il Trattato di Lisbona, bisogna promuovere la coesione sociale e territoriale
L'Europa del mercato non è un destino, ma una
scelta politica che si può capovolgere.
Intanto, Renzi, da bravo compagno, regala
cravatte e gira le spalle.
6 febbraio 2015 (Alfredo Laurano)
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