PADRE SILVIO T'ADORIAM

Come Padre Pio, come la madonna di Pompei o quella di Medjugorje. O, per i meno spirituali e più materialisti, come i Beatles nei primi anni sessanta: il cammino verso la santità di Silvio Berlusconi ha segnato ieri un’altra significativa tappa.

Intervenuto al Parco dei Principi a sostegno di Tajani, candidato alle Europee (non indagato, di questi tempi è bene precisarlo), si è dichiarato vittima non solo della magistratura – come tutti ormai sanno, anche nel Burundi e nelle foreste pluviali dell’Amazzonia – ma anche di un ennesimo complotto, consumato a suo carico per estrometterlo dal potere nel 2011, secondo i ricordi della teoria di Geithner: “…siamo delusi, disgustati ma anche furiosi ed esasperati…” Ipse dixit.

Le immagini eloquentemente raccontano.
Una pletora di fans scatenati, turbati, piangenti e scossi dalla rivelazione e dal delirio, si lasciavano andare in visibilio, come tarantolati in preda al fenomeno isterico convulsivo.

Posseduti da Silvio il martire, il perseguitato, l’apostolo della croce e del tormento. Senza stimmate, per ora.

E, come confratelli di una inflessibile setta di devoti e di bigotti, sfilavano in processione, autoflagellandosi. Strappandosi le vesti ed i capelli per raggiungere l’estasi religiosa e mistica.

O cercando di strapparli a ciocche al loro guru, come reliquia, come pagana eucaristia, come souvenir di sacralità. L’operazione, però, com’è noto, sembra impossibile, data la consistenza virtuale della materia prima.

E allora foto, selfie, toccamenti, baci e slinguazzate. 

Soprattutto, donne di ogni età e condizione, in preda a una crisi di nervi, tra lascivia ed abbandono.

E’ la catarsi, l’esorcismo che allontana il male, il rito magico della venerazione che si trasforma in adorazione e idolatria. Come, appunto, succedeva a Padre Pio.

Subito dopo, infatti, c’è la santità.

15 maggio 2014                                                               (Alfredo Laurano)