Per
quanto romanzata possa o debba essere una fiction, per ovvie ragioni d’ascolto
e di genere, quella di Mister Ignis non è solo il racconto epico dell’ “operaio
che fondò un impero”, ma è soprattutto la storia di un capace imprenditore
dalle forti intuizioni, anche nel campo sociale e sportivo: un eroe “romantico”,
la figura di un tempo che non esiste più.
Giovanni Borghi, come tanta altra gente
forgiata dalla guerra, aveva conosciuto la miseria e il sacrificio. Con il
padre ed i fratelli, dopo la distruzione della piccola officina di famiglia,
ricominciò un coraggioso cammino di lavoro - costruendo piccoli fornelli - che
a malapena garantiva il pane, ma non offriva grandi prospettive.
Era un uomo di scarsa cultura, dai toni
spicci e poco inclini al dialogo e alle chiacchiere, ma essenziale e
determinato nelle decisioni. Anche le più audaci e le più bizzarre.
Grazie alle sue lungimiranti visioni
imprenditoriali, pure in materia di marketing, riuscì a far crescere la
fabbrica fino a portarla a un successo inaspettato e a diventare un vero
simbolo dell’Italia industriale, che si afferma nel mondo con le proprie forze,
dopo i disastri bellici.
Negli anni sessanta, ampliando e
diversificando la produzione di elettrodomestici, nacquero altri stabilimenti
in Italia: la Ignis divenne una grande impresa nazionale.
Borghi fu l’uomo del fuoco (ignis) che
riuscì a diventare anche maestro del
freddo, facendo in modo che, nell’era della ricostruzione, i frigoriferi
entrassero il più possibile nelle case degli italiani e non solo.
Non li venduti agli esquimesi, ma agli
americani si. Anche se in quel Paese si costruivano già molto prima che in
Italia.
Fu
anche il primo a sponsorizzare squadre sportive, basket, ciclismo e pugilato,
per averne un formidabile ritorno pubblicitario.
Tra realtà e leggenda, si racconta della
sua non comune sensibilità.
Seppe stabilire con i suoi operai un
rapporto sano e di reciproco rispetto, capace di interpretare bisogni e
aspirazioni, al di là della dialettica sindacale. Non solo lavoro, turni e
straordinari, ma anche abitazioni, svago, clima familiare, giuste motivazioni e
aumenti salariali.
Pare
fosse molto amato da tutti i dipendenti, almeno fino a quando l’azienda non si
allargò in sedi, produzione e numero di addetti.
E, a proposito di sensibilità - sembra una
favola, ma si dice documentata da fotografie - si ricorda la vicenda delle
rondini che, in un inverno particolarmente rigido, non riuscivano a migrare,
perché paralizzate dal grande freddo.
Il “cumènda” chiese al suo pilota di
prendere l’aereo personale e di andarle a raccogliere in varie capitali del
Nord-Europa.
Gli uccelli furono presi e chiusi in gabbie di cartone e poi festosamente
liberati al sole, nell’aeroporto di Napoli.
Un’arca
di Noè, volante, trasformata in jet!
Era
proprio l’Italia dei miracoli!
14 maggio 2014
(Alfredo Laurano)
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