IL PROCESSO DEL LUNEDI': titola così, con la consueta efficacia “Il
Manifesto” di oggi.
“Subito dopo le elezioni faremo processi popolari
sulla piazza mediatica a giornalisti, imprenditori e politici. Saranno giudicati
in Rete, con liste, prove e testimoni, da ogni cittadino che formulerà l’accusa.”
L’ultima sparata di Grillo, a pochi giorni
dal voto europeo, svilisce e annacqua tutte le istanze di onestà, di
cambiamento e di pulizia morale, che predica da sempre, ed evoca un’immaginario
spietato e forcaiolo che riporta a un tempo assai infelice.
Può sembrare lo spot di un gioco di ruolo
in uno spazio della fantasia, una goliardica disfida, una delle tante
provocazioni di semantica lessicale o un manifesto venuto male di comunicazione
pubblicitarià?
No, perché la parole hanno sempre un senso
e un significato, soprattutto quelle pubbliche che viaggiano nei media. E
queste sono gravi: hanno il sapore di uno scontro, da guerra civile e rimandano
a un clima di violenza ed estremismo.
Somigliano più a quelle di un avviso da
tribunale speciale del ventennio o a quelle deliranti di un volantino delle
Brigate Rosse, ad una sola stella.
Le altre quattro, stavolta, le ha perse
sulla strada dell’enfasi e dell’esagerato fanatismo.
Capisco la rabbia accumulata ed il rancore,
la voglia di giustizia, il bisogno di opporsi e di reagire, ma è utile vestirsi
o darsi l’aria da comico squadrista per diffondere note stonate di finto terrorismo?
22 maggio 2014
(Alfredo Laurano)
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