Quella comune sensazione di rinnovata
curiosità ed euforia che cresce nelle case, soprattutto con bambini, quando si
tirano giù gli scatoloni con “le cose di Natale”, è almeno pari - ma forse
molto più contenuta - rispetto al manto di tristezza che avvolge quando tutto
dev’essere smontato. Dopo l’epifania, tutto si rimette via.
In pratica, l’arrivo dei Re Magi coincide
con la fine delle feste, i loro ricchi doni sono simbolici saluti, come
quelli della stella cometa che spegne il suo sorriso e la sua scia.
Perché
tutto finisce, tutto ha una scadenza, tutto si compie e si conclude e, dopo una
vita breve torna nei bauli e nei cartoni, con l’attesa e la speranza di poterli
riaprire dopo un anno. E’ forse una metafora?
Luci, palle colorate, montagne, prati,
casette e statuine amiche ci hanno tenuto compagnia per un mese, creando
un’intima atmosfera nelle nostre stanze, scandita dall’intermittenza. Hanno
allietato quei giorni ancora magici e affascinanti, nonostante l’indifferenza
del mondo esterno, le notizie dei TG, il caos del traffico, la frenesia degli
acquisti più rituali. Anzi, hanno contribuito a rendere più caldo e desiderato
ogni rientro tra le proprie mura, mai ospitali e calde come in quei momenti.
E’
come essersi ritagliata una piccola pausa dal tran tran quotidiano, dagli
ingranaggi, dai ritmi e dagli obblighi sociali per rifugiarsi in una specie di
antica favola smarrita, dove, incredibilmente, il bene vince sempre sul male.
Per tutto questo, ci dispiace riempir di
nuovo quelle scatole preziose, lasciando scivolare in esse anche quei momenti di
letizia, insieme ai dubbi, ai pensieri e a una certa ormai anacronistica
commozione.
Si,
forse è proprio una parabola, una narrazione metaforica che ci conforta, ci
racconta e ci ricorda ciò che abbiamo vissuto e condiviso.
Quelle
“cose di Natale”, custodite negli scatoloni, rappresentano il nostro presepe
personale, i luoghi, le figure, i personaggi della nostra storia, le persone
che abbiamo amato e perduto e che ci hanno accompagnato per lunghi tratti della
nostra strada.
Sono
l’allegoria fatata dell’esistenza, rivisitata nel tempo che scorre e nei modi
che mutano veloci. Le sensazioni e i pensieri che non ci abbandonano mai, le
gioie e i dolori che combattono in noi, rinnovando le nostre contraddizioni e
il mistero della vita.
Sono
un inno alla nostalgia, alla fanciullezza, ai tempi e alle cose perdute, a ciò
che non ritorna, ma rimane nel cuore.
Come in un incanto. (Alfredo Laurano)
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