E'
verissimo, l'imminente sentenza d'appello - qualsiasi sarà - non chiarirà i
tanti perchè di questa incredibile vicenda.
Non
ci dirà dove è stato ucciso Marco, chi in realtà gli ha sparato, per sbaglio o
convinzione, che ruolo abbiano avuto tutti i presenti, quanto abbia pesato la
ferrea logica del clan, perchè non l'abbiano soccorso tempestivamente (non
rendendosi conto - dicono tutti - della gravità della situazione), perché Marco
continuava a chiedere scusa (a chi e di cosa?), perchè lo abbiano lasciato
morire, nonostante le urla e il dolore che manifestava, sentite dai vicini e al
telefono dagli operatori del 118.
Né
ci dirà perché gli infermieri, al loro arrivo, abbiano trovato Marco per terra
- non a letto, su una sedia o una poltrona - e con i capelli bagnati.
Faceva
tutto parte della messinscena?
Non
aspettiamoci quindi dalla sentenza alcuna rivelazione, alcuna nuova scoperta,
sorpresa o spiegazione, mai emersa, peraltro, nel dibattimento.
La
verità la sanno soltanto loro, i Ciontoli: è custodita nei segreti familiari, sotto un muro di complice silenzio e di consorteria, scolpita in un fitto velo di omertà mafiosa.
Oltre
alla condanna, dovrebbero dare un oscar a tutto il clan, o almeno un ricco premio
di consolazione, da accarezzare per ricordo e imperitura gloria tra le sbarre
della galera. (Alfredo Laurano)
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