Caro signor Ikea, tutto vestito di
giallo e di blu, imperatore illuminato della più nota multinazionale del mobile
per tutti, sei presente con 345 centri di vendita e 151.000 dipendenti in 42
paesi del mondo, dove fatturi oltre 35 miliardi di euro, sei riuscito con i
tuoi oggetti dal nome impronunciabile a entrare nelle case di tutti.
E’ sempre
più raro, infatti, trovare un’abitazione che non abbia almeno un mobile, un
utensile o una tenda, per non parlare delle famosissime polpette, a marchio
Ikea.
Hai
manifestato la capacità di raccontare i mutamenti sociali con leggerezza e
ironia e hai dipinto, con tatto e sensibilità, le nuove configurazioni delle
famiglie moderne, perché “vivere la contemporaneità significa
incarnare il dinamismo di luoghi e le esigenze che rapidamente corrono”. La nostra vita, infatti, è sempre più
fluida, esposta a cambi di rotta continui, ma noi “Ci prendiamo cura di te, e ogni giorno diventa speciale”.
Si, davvero unico e speciale, deve aver
pensato Marica Ricutti, 39 anni, laureata in
scienze alimentari, impiegata nel megastore milanese di Corsico con una
carriera inappuntabile, licenziata, secondo l’azienda del premuroso signor
Ikea, “per giusta causa”.
Dopo 17 anni di lavoro senza macchie (“mai
ricevuto un richiamo, una contestazione, un appunto che sia uno”), la donna, separata,
con due figli di 10 e 5 anni, quest’ultimo disabile - motivo per cui ha la 104
- era impiegata al bistrot, ma da qualche mese era stata trasferita al
ristorante del grande punto vendita. Proprio questo cambio di reparto, con
l’orario anticipato di due ore, con entrata alle 7 del mattino, l’ha messa
fortemente in crisi: i bambini da portare a scuola, e soprattutto le cure per
l’ultimogenito, non si conciliavano con l’entrata al lavoro, così presto.
Dopo il Jobs act le aziende si sentono
più libere di poter licenziare, anche per chi conserva l’articolo 18.
Ieri, a Corsico si è scioperato. L’Ikea
ha minacciato di chiamare i carabinieri, è intervenuto il sindacato e il caso è
già in Parlamento.
E tu, caro signor Ikea, così
comprensivo e aperto a tutte le famiglie - “Per
noi di Ikea, come per voi: la famiglia è la cosa più importante” - non solo
hai commesso un abuso, ma, al contrario della tua politica del “fai da te”, che
tanto diffondi, hai smontato, senza brucole, la vita e gli equilibri di una
madre che lavora, con non pochi sacrifici.
Hai fatto, come dicono anche in Svezia,
una vera poop figure e
dovresti solo vergognarti.
30 novembre 2017 (Alfredo Laurano)
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