Poi
dice che non ha ragione Travaglio, quando scrive che la legislatura appena
sciolta (si spera nell’acido) è stata una delle peggiori della storia
repubblicana. Che, però, almeno un merito l’ha avuto: quello di offrirci la
galleria completa di tutti gli orrori che non vorremmo mai più vedere.
Lucia
Annibali che, purtroppo, di acido se ne intende (è stata aggredita e sfregiata
dall'ex fidanzato), lo ha bacchettato: "Legislatura
nell'acido? Da non dire neanche per scherzo". Dal suo punto di vista,
ineccepibile. Ma da tutti gli altri, direi proprio di no.
Comunque
la pensiamo, nella notte, repentinamente e senza alcun preavviso, si è
consumato l’ultimo (spero) atto para-politico di quest’anno e di questa
incresciosa vicenda tragicomica, che non sto qui a riassumere. L’ha già fatto,
egregiamente, lo spietato Marco del Fatto Quotidiano.
Esultate,
giubilate, o voi anime beate - Mozart permettendo - perché è nata "Civica
popolare", lista centrista alleata col Pd, guidata dalla “sanitaria” Beatrice
Lorenzin, che comprende Alternativa popolare, Centristi per l'Europa,
Democrazia solidale, L'Italia popolare e L’Italia dei valori. Hanno trovato un
accordo, diciamo di sopravvivenza, l’enfant prodige Casini, D'Alia, Olivero, l’intramontabile
De Mita e una serie di altri voltagabbana dell’ultimo scranno.
E
Mastella? Come mai non c’è?
Non
l’hanno invitato, l’hanno dimenticato nella soffitta dei trasformisti dispersi o
al reparto dei transfughi scaduti? Manco una telefonata, un ricordino dei bei
tempi? Che pena, che dolore!
Nel
simbolo ci sarà una bella margherita (la pizza o il fiore? Ancora non si sa) e
il nome della ministra della Salute.
Il
gruppetto centrista, da affollato condominio, garantisce continuità con il
governo Gentiloni e si propone come argine “al
populismo grillino e al rinascente berlusconismo”, in maniera distinta, ma non
troppo, dal Partito democratico.
Qualche maligno guastatore potrebbe pensare a una "lista civetta” di quel Partito alla deriva, ma non è certo così: i promotori del progetto assicurano che intendono proseguire sul sentiero della ricostruzione civile, sociale e materiale del Paese, per costruire in Italia una proposta popolare, capace di combattere le crescenti disuguaglianze, di risollevare la condizione sociale ed economica del ceto medio e sostenere le famiglie e le imprese.
Un
programma veramente nuovo e rivoluzionario, quasi bolscevico e unico nella sua
espressa, imprevedibile originalità.
Pur
di non sparire, di rimanere a galla, di trovare uno strapuntino, se non una
poltrona vera, per l’immediato, imponderabile futuro, i mestieranti della politica,
come sempre, sono pronti a tutto. A vendersi, a comprare, a tradire o a rinascere
dal nulla.
Pure
alla riedizione pacchiana di una Margherita 2.0, di rutelliana memoria, o a
sperare di resuscitare, in una sorta di un’imitazione minimal e clownesca, i
fasti dell’antica DC.
“Perché Margherita è buona, perché
Margherita è bella, perché Margherita è dolce, perché Margherita è vera, perché
Margherita ama, e lo fa una notte intera. Perché Margherita è un sogno”.
Lo
cantava anche Cocciante. (Alfredo Laurano)
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