Per
un po’ di tempo, c’eravamo quasi dimenticati di Silvio Berlusconi,
delle sue pene (e, soprattutto, delle nostre) e di quel che è stato il
cosiddetto "berlusconismo": una lunghissima ventata di chiacchiere e
populismo, camuffata da una apparente forma di neoliberismo all’arcoriana, un
" allegro" periodo fatto di evasione fiscale, falso in bilancio, leggi
ad personam, corruzione, voti di scambio, compravendita di parlamentari,
olgettine, nipotine, bunga bunga, promesse, prescrizioni, ruffiani, mediatori
erotici, profumi e balocchi.
Condannato
per frode fiscale, decaduto da senatore e pure da cavallo (ex cavaliere) e
diventato incandidabile per gli effetti della Legge Severino, aveva svolto -
sotto forma di ridicolo teatrino, ben raccontato dalle cronache del gossip - l’attività
di volontariato prescritta dai giudici nell’affidamento in prova ai servizi
sociali, nel centro anziani di Cesano Boscone, per la condanna al processo
Mediaset.
Finito di espiare la pena a 4
anni (3 scontati per l’indulto), ha chiesto alla Corte Europea di Strasburgo
dei Diritti dell’uomo la riabilitazione. Se tale ricorso venisse accolto, gli
effetti della condanna cadrebbero e lui dall’ aprile prossimo potrebbe
partecipare alla sfida elettorale, guadagnando un anno rispetto al termine del
2019, e lo Stato italiano dovrebbe reintegrarlo a Palazzo Madama.
E
sono ancora milioni gli italiani che ci sperano, per incrollabile fiducia, per
devozione o per masochismo.
Comunque
sia, comunque vada, il restaurato Berlu, rilucidato, tirato, incerato e con gli
occhietti strizzati dalla chirurgia, intanto, si porta avanti col lavoro. E
rilancia l’ennesimo vangelo delle meraviglie.
Come
sempre, il vero protagonista della campagna elettorale, già cominciata, saranno
le promesse e le bugie. Bugie online, bugie di carta, bugie in diretta, bugie
da talk show, da lavagna e da proclami.
Tutto va bene, tutto fa brodo
e il ballista doc per antonomasia - il cui primato è oggi e nel frattempo
conteso dal contaballe, cantastorie fiorentino - lo sa bene per mestiere ed
esperienza: basta saperle raccontare le bugie, come le sue storiche barzellette
che ormai si equivalgono e sono sinonimi nel suo vetusto vocabolario.
Urge
far ripartire l'Italia, in una sfida diversa dal passato: non più contro la
Sinistra (che non c’è), che si è messa fuori gioco da sola, ma contro un
pericolo più grave: il ribellismo, il giustizialismo, il pauperismo dei
grillini, i nuovi bolscevichi. E’ il Movimento 5 stelle l'avversario da battere
alle prossime elezioni politiche.
E,
allora, via al delirio di frottole e fandonie, attraverso l’ennesima "rivoluzione liberale, positiva,
concreta, moderata nei toni, ma radicale nei contenuti", da realizzare
con un programma che dà un taglio generalizzato delle tasse, che prevede una
Flat tax, con aliquota unica al 15%, fissa per tutti, la vera chiave per far
ripartire l’economia.
Ma
via anche il bollo auto per la prima macchina, via Irap e Imu agricola, via
l’Iva su trasporti e cibo animale e veterinario gratis ogni 15 giorni.
Pensioni
minime, tutte a mille euro per tredici mensilità, da estendere anche alle
casalinghe e abolizione di Equitalia.
Abolita
anche l’imposta su donazioni e successioni e istituzione del Ministero della
Terza età, con cure odontoiatriche, dentiere e pannoloni per tutti gli over
(ormai, vanta una certa esperienza, nel settore). Manca solo il Viagra, la
badante gratis e una bambolina omaggio.
Tutte
queste misure, a suo parere, rilancerebbero, inoltre, le premesse per il famoso
milione di posti di lavoro, che tutti quanti stiamo ancora aspettando.
E’
stato calcolato, facendo finta di prenderlo sul serio e tenendosi al ribasso,
un onere di oltre 80 miliardi, per assecondare tale sogno impossibile e
proibito, dove prenderli?
Semplice,
come al solito, tagliando la famigerata spesa pubblica e combattendo l’evasione
fiscale. E voilà: “ah
la felicità. Non ricordo più che sapore ha la felicità,
recita la nota canzone.
Intanto,
mentre ci abbandoniamo all’estasi dell’ennesimo inganno, nell'ambito del caso
Ruby ter, arriva per l’incantatore Silvio un nuovo rinvio a giudizio, a Siena,
per corruzione in atti giudiziari, con l'accusa di aver comprato il silenzio di
una serie di ragazze e di alcuni ospiti abituali delle serate ad Arcore.
Ma
quella è un’altra storia, una storia vecchia di vizi privati e di ordinaria
persecuzione, che affolla il suo limpido curriculum di pubbliche virtù. Nessuno
ci fa più caso.
(Alfredo Laurano)
Nessun commento:
Posta un commento