Forse arrivo un po’ in ritardo, ma volevo far
sapere che anche a me - come a milioni di altre persone - la liquidazione di 25
milioni del signor Ferilli, alias Flavio Cattaneo, AD di TIM, (marito della “compagna
Sabrina” (Poltrone & Sofà…chi po’, so’ o fa!), fa molto schifo.
Una così scandalosa buonuscita per poco più
di un anno di sudatissimo lavoro!
Non mi pare che sia normale, che sia logico o
morale.
Come, ovviamente, non lo è per i super calciatori,
per i super piloti di Formula Uno, per i super cantanti, i super attori e le
star da copertina.
Certe cifre che noi comuni mortali nemmeno
riusciamo a immaginare o quantificare, sono un insulto al mondo del lavoro, a
chi butta il sangue tutti i giorni, per una vita intera, in una fabbrica, in un
ufficio, in un ospedale, in mezzo a una strada o a chi si prodiga per aiutare
gli altri, per difendere e proteggere una comunità, per salvare vite umane.
Magari per 1000 euro al mese!
E non venitemi a parlare di logica sovversiva
o leninista, di facile populismo, di banale qualunquismo, di retorica
ideologica o sessantottina!
È un ennesimo attentato all’idea di
giustizia, di uguaglianza e di equità sociale che non appartiene a questo mondo,
spietatamente liberista.
Qualcuno osserva, con pietà cristiana, che un
bravo manager rilancia l’economia, salva un’azienda, difende l’occupazione, le famiglie
e i posti lavoro. Merita di essere ben ricompensato.
E allora, chi studia per un’intera vita, chi promuove
la ricerca scientifica, chi scopre una cura in medicina, chi contribuisce al
progresso dell’umanità dovrebbe fare il bagno nell’oro e vivere di rendita come
lo zio di Paperino?
Si, è vero, il più delle volte basta aumentare
tariffe e bollette, ridurre le spese, spostare voci di bilancio o annunciare un
vigoroso piano industriale, quasi sempre confezionato sulla pelle dei
lavoratori - penalizzando, cioè, i loro diritti, imponendo nuove regole (orari,
pause, straordinari, malattia, delocalizzazioni) - che preveda esuberi,
mobilità o licenziamenti, perché le Borse premino il relativo titolo, perché aumentino
ordini e commesse, perché crescano i profitti.
A tal proposito, va osservato che le altre
categorie di nababbi di cui ho detto (sportivi, artisti e cantastorie) almeno non
licenziano, non ricattano e non sfruttano nessuno, anzi creano una multiforme economia
di riflesso e generano lavoro e guadagni, derivati o di ritorno, non proprio indifferenti.
Per fare solo un esempio, l’ultimo costosissimo
film di James Bond, Spectre, determinò un indotto collaterale di sedici milioni
di euro, riferito alle persone assunte, alle diarie, ai ristoranti, agli alberghi,
ai noleggi, ai costumi, ai trasporti e a tutte le altre spese sul territorio,
per le sole poche scene girate a Roma.
Tuttavia, va anche ricordato, che il
capacissimo Cattaneo, già DG della RAI, già A.D. di Terna spa, già presidente
di Fiera Milano, già tanto altro ancora, non è certo il solo Paperone della Disneylandia
italica della vergogna.
Prima di lui, tanti altri “salvatori” di destini
ed economie aziendali, pubbliche e private (Eni, Enel, Ferrovie, Alitalia,
Monte Paschi), a trazione milionaria, si sono ben guadagnato il loro pane
quotidiano.
Qualche esempio?
Cesare Romiti, con 106 milioni di euro e con
24 anni di lavoro. Alessandro Profumo, all’uscita da Unicredit ha avuto oltre 40
milioni, per 12 anni di attività. Matteo Arpe lasciò Capitalia con 37 milioni
di liquidazione, per sette anni di attività. Luca Cordero di Montezemolo,
uscito da Ferrari con 27 milioni dopo 13 anni. Roberto Colaninno (Olivetti) con 17 milioni
per 15 anni. Cesare Geronzi (Generali) con 16,7 milioni, per un solo anno di
lavoro.
Magari qualcuno lo fanno senatore a vita e si
becca pure il vitalizio.
Marchionne, che ha rifondato la Fiat, che
vive a Toronto, a Detroit e in Svizzera, dove paga le sue tasse, per qualcun’altro
(Berlusconi), dovrebbe fare il Presidente del Consiglio.
In ogni caso, quando i “salvatori” non
riescono proprio a salvare, c’è sempre lo Stato pronto a intervenire col
pubblico denaro e a soccorrere banche e aziende in decomposizione.
Per questo,
i mercenari del capitale e del mercato, senza cuore, senza politica, senza brividi
o rigurgiti etici, buoni e pronti per chiunque e per tutte le stagioni, possono
provare, sperimentare, scommettere, con cinismo e senza rischi.
Sono l’altra faccia del potere, che si
rinnova e si confronta nelle sue proposte autoreferenziali.
Sono una razza a parte, quella dei nuovi
padroni, quella della nuova aristocrazia, illuminata e lungimirante, che
sostituisce quella che una volta veniva definita nobiltà.
(Alfredo Laurano)
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