Mi domando e vi domando: oltre a pubblicare
una pletorica antologia di figurine, madonne, santini, fiori, mari, stelline e
cuoricini luminosi, perché mai questo nutrito e stravagante gruppo (Giustizia e Verità per Marco Vannini) che insegue
la verità vera, che vuole, cerca e pretende giustizia per il vile omicidio di
Marco, che sostiene la sua provatissima famiglia, non riesce - in generale o in
molti casi - ad esprimere pareri, pensieri e considerazioni oggettive, logiche
e rispettose di tutti gli altri fatti di cronaca e di attualità che la vita e
la società delle contraddizioni ci riservano o ci pongono all’attenzione
quotidiana?
Perché mai ogni caso, ogni episodio di
pubblico interesse - ultimo quello di Bossetti e con la conferma in appello
della sua condanna - debba fare da contraltare alla vicenda tragica di Marco?
Debba costituire un costante e imprescindibile termine di paragone con
qualsiasi altra situazione giudiziaria?
Perché giudici e tribunali, che applicano le
condizioni di garanzia di legge, devono vergognarsi delle loro decisioni
impopolari?
Perché alcuni avvocati non dovrebbero difendere
presunti assassini?
Perché “gli altri” vengono condannati e il
clan dei Ciontoli è ancora in libertà?
Tutto ciò è veramente assurdo e singolare,
per non dire patetico e infantile.
Come se l’amministrazione della giustizia
fosse una scelta occasionale o umorale, un fatto di sport, di tifo cittadino, una
disputa familiare o da osteria, una cosa da decidere al televoto o a colpi di
sondaggio.
Come Cristo o Barabba libero, come la legge
del taglione, come la forca del Far West.
Come l’insostenibile fascino della
superficialità.
(Alfredo Laurano)
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