A Sanremo, città dal cartellino facile,
come da tempo in uso al suo celebre Festival, non solo fiori, musica e canzoni.
Record, curiosità, personaggi singolari e stravaganti: insomma, tutto ciò che
può colpire, attrarre, interessare e far discutere la pubblica opinione.
Come in una fiera, dove si espongono
rarità e cose strane. Come mimi, acrobati, nani, giganti, donne cannone e
animali esotici del Circo di una volta.
Sul palco e davanti a quella orribile
scenografia metallica che ricorda una sala Tac e Risonanze (cit. Crozza), sono
comparsi, tra gli ospiti della società civile, i gloriosi soccorritori che si
sono prodigati nelle recenti sciagure e terremoti, l ’ostetrica di 92 anni che
ha fatto nascere nella sua lunga carriera quasi ottomila bambini, il mitico
Totti che fa sempre share.
Ma si è scelto anche di invitare
l’impiegato modello, che in 40 anni non ha mai fatto un giorno di assenza o
malattia. Un altro eroe, per la TV di Stato.
Il Monsù Travet di Catania, che nella sua
vita non è mai mancato dal lavoro, quando ha dovuto sottoporsi a un intervento
chirurgico, ha preso le ferie, arrivando comunque a fine carriera con più di
duecentoquaranta giorni di ferie non godute.
Uno stoico votato al sacrificio, un
lavoratore atipico e bizzarro, una vittima della retorica del dovere? O non
sopporta la moglie, la suocera o i vicini?
In forza di tale sua prerogativa, ha
rivolto un accorato appello ai lavoratori pubblici, invitandoli a non fare i
furbetti con finte malattie e a ricordare che avere un lavoro che ti garantisce
uno stipendio fisso tutti i mesi della tua vita è “un privilegio”.
Caro il mio Stakanov dell’Etna,
Salvatore, per gli amici (ma li ha?) Turi, proprio non ci siamo.
Qualcuno dovrebbe spiegarti, e i
“promessi sponsor” Carlo e Maria si son ben guardati dal farlo, che quello, il
lavoro, non è un privilegio ma il
più elementare dei diritti, anche se oggi può sembrare una vera lotteria.
Semmai è il non godere di quel diritto che rappresenta una terribile anomalia.
E, poi, le ferie. Non sono solo un diritto, sono un
dovere, altrimenti la Costituzione non avrebbe stabilito che sono
irrinunciabili.
Non sai e non ti hanno detto che le ferie
servono per riposarsi, per ricaricarsi, per dedicare del tempo a se stessi e
alle proprie famiglie, per coltivare altri interessi, per andare in giro, per
allacciare nuove relazioni e conoscenze?
Bisogna essere degli asociali anaffettivi
se non si avvertono queste esigenze naturali.
Se al profumo della propria libertà
individuale, si preferisce l’odore stantio dell’ufficio che si trasforma in
perverso feticismo per le carte, i timbri, l’inchiostro e la burocrazia della
mediocrità.
Oltre i faldoni, oltre il tuo zelo e la
tua assoluta dedizione, novello Policarpo, ufficiale di scrittura - che ti
vanti di non esserti mai ammalato, ma questo non è un merito, è solo una
questione di culo - esiste un mondo diverso e da scoprire, fatto anche di
piaceri, sentimenti e umanità.
Sei mai è andato in vacanza con moglie e
figli, o anche solo al mare, al parco o in trattoria? Hai dedicato loro un po'
del tuo prezioso tempo?
Forse, per incorniciare l’illusione di un
tuo malinteso senso del dovere, avresti dovuto lavorare sempre gratis e anche
la domenica.
Ma il sindacato, di cui certo ignori il
senso e l’esistenza, non te l’avrebbe consentito.
10 febbraio 2017 (Alfredo Laurano)
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