Buona fine e buon principio. Fortunato a Capodanno,
fortunato tutto l'anno: tutti lo sanno, lo pensano, lo dicono.
Botti e lenticchie per attrarre fortuna, abbondanza, amore e
felicità nell’anno nuovo.
Riti magici, amuleti e talismani,
credenze popolari, magie e stregonerie che si tramandano. Nelle tradizioni e
nelle leggende, fin dall'antichità, la superstizione nell'interpretare segni
della natura o nel prevedere il futuro, ha svolto un ruolo determinante nella
vita e nei costumi popolari.
ORIGINI E STORIA.
Il Capodanno risale alla festa del dio romano Giano, da cui
deriva il nome che diamo al primo mese dell’anno, gennaio.
Giano, nell’antica Roma, era molto venerato come protettore di
ogni inizio. Con il suo aspetto bifronte esemplificava il momento di passaggio:
rivolto indietro verso l’anno appena trascorso, ma allo stesso tempo teso a
guardare ai giorni futuri.
Fu Giulio Cesare, nel 46 a.C. a creare il "Calendario
Giuliano" che stabiliva che l'anno nuovo iniziasse il primo gennaio.
In quel giorno, i Romani usavano invitare a pranzo gli amici e
scambiarsi il dono di un vaso bianco con miele, datteri e fichi, il tutto
accompagnato da ramoscelli d'alloro, detti strenne, come augurio di fortuna e
felicità.
Il nome strenna derivava dal
fatto che i rami venivano staccati da un boschetto della via sacra ad una dea
di origine sabina: Strenia, che aveva uno spazio verde a lei dedicato sul Monte
Velia. La dea era apportatrice di fortuna e felicità; il termine latino
"strenna", presagio fortunato, deriva probabilmente proprio dalla dea.
USANZE E COSTUMI
In Italia è noto che, alla vigilia del primo dell’anno, porta
fortuna indossare un indumento di colore rosso, per le donne in particolare,
biancheria intima. L'importante, per uomo o donna, è avere qualcosa di nuovo.
In Spagna l’usanza tipica è quella di mangiare l’uva, un rito
propiziatorio d'abbondanza comune ad alcune regioni italiane e che comunque si
è diffuso da qualche anno anche su tutte le tavole italiane nel cenone del 31
dicembre, come le tradizionali lenticchie, entrambe sinonimo di abbondanza.
In Grecia, sulla tavola si trova la Vassilopita, un dolce in
cui è inserita una moneta d'oro o d'argento e che viene offerto agli ospiti:
chi troverà la moneta nella propria fetta avrà la fortuna al suo fianco per
l'anno nuovo.
L'usanza inglese prevede 13 candele a cerchio: saltare dentro
il cerchio senza spegnere le candele sarà di buon auspicio.
Negli Stati Uniti allo scoccare della mezzanotte basterà
tenere in mano una monetina per assicurarsi i soldi tutto l'anno.
Sempre in Italia esistono molti rituali propiziatori da fare a
San Silvestro.
In Sicilia, la sera di capodanno nessun lavoro manuale va
iniziato o deve rimanere in sospeso perché si rischia di non terminarlo o di
concluderlo malamente.
Il fuoco è simbolo della luce del sole, portatrice di energia
e salute, e per questo nella notte magica s’accendono fuochi. In Friuli i
ragazzi saltano sui falò, purificatorio rito pagano di origine celtica, propiziatore
di virilità e fecondità.
Importante è anche quello che si mangia.
Innanzi tutto, molte lenticchie perché portano soldi: senz’olio,
però, dice oggi qualcuno, perché li fa scivolare. Pare, le mangiasse perfino Emmanuel
Kant.
In Val d’Aosta e nelle Marche mentre scocca la mezzanotte è di
buon augurio mangiare 12 acini d’uva nera, mentre in Toscana, Umbria e Romagna
va bene l’uva di qualunque colore o altra frutta che si sgrana, come il
melograno.
In Abruzzo, a cena, non debbono mancare 7 minestre di 7 legumi
diversi, anche loro portatrici di ricchezza.
Altro elemento fondamentale del cenone dovrà essere la frutta
secca, simbolo di prosperità: se in Francia la tradizione ne esige 13 tipi
diversi, da noi ne bastano 7: noci, nocciole, arachidi, zibibbo, mandorle,
fichi, datteri.
Indispensabile ovunque il brindisi con lo spumante che,
stappato a mezzanotte esatta, faccia il botto: questo rumore, come quello di
petardi e similari serve a scacciare gli spiriti maligni ed il malocchio.
Per sapere cosa il nuovo anno porterà in famiglia, in alcune
zone della Calabria c'era la bizzarra usanza di far cadere una grossa pietra
sul pavimento della cucina: se non procurava alcun danno, era buon auspicio; se
scheggiava le mattonelle, prediceva accadimenti sfortunati.
Usanza tipicamente laziale era quella di lanciare fuori dalla
finestra tre grossi vasi di coccio pieni dell’acqua servita in precedenza a
lavare pavimenti, insieme a oggetti e panni sporchi e rotti, per gettare fuori
casa tutte le magagne e le tristezze dell’anno passato.
Ma in tutto il centro-sud italiano vigeva, e ancora in parte
sopravvive, la pericolosa e stupida tradizione di disfarsi, lanciandoli dalla
finestra, degli oggetti vecchi e inutili: gesto simbolico che dovrebbe
significare lo sbattere fuori tutti i brutti ricordi.
E persino riguardo l’amore si potevano fare previsioni: nel
Lazio le nubili infilavano in 3 aghi 3 fili diversi: bianco (amore felice),
nero (amore infelice) rosso (zitellaggio) - poi ne sceglievano uno a occhi
chiusi.
In Puglia invece mettevano due chicchi di grano in un bicchier d’acqua: se restavano uniti, matrimonio entro l’anno.
In Puglia invece mettevano due chicchi di grano in un bicchier d’acqua: se restavano uniti, matrimonio entro l’anno.
Riti contadini quasi del tutto
perduti, legati alle superstizioni che in quella civiltà erano una forma di
interpretazione magica della realtà.
Nel Bergamasco non si debbono prestare oggetti di nessun tipo, in Calabria non
chiedere soldi in prestito, nelle Marche non acquistare, né pagare niente, in
Liguria non litigare, in Emilia-Romagna bisogna iniziare un lavoro proficuo, in
Campania fare l’amore …
Tutto questo perché, si sa, ciò
che si fa il primo dell’anno si fa tutto l’anno. Cin!
31 dicembre 2015 (Alfredo
Laurano)
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