Prendendo spunto da alcuni commenti di
lettori vari, nei quali mi sono puntualmente ritrovato, mi sembra giusto
dedicare qualche riga all’ubiquo Paolo Mieli.
Giornalista, politologo, storico, saggista,
già all’ “Espresso” e a “Repubblica”, già direttore della “Stampa” e del “Corriere
della Sera”, presidente di RCS. Sicuramente uomo di cultura e preparato.
Di origine ebraica, milita da giovane
in Potere Operaio,
movimento politico sessantottino della Sinistra extraparlamentare e pubblica su
Lotta Continua.
Col passare degli anni, la sua idea militante
e rivoluzionaria si modifica: da posizioni estremiste, Mieli passa presto
a toni molto moderati durante gli studi di Storia Moderna all'Università, e affina
il suo modo di fare giornalismo che, con un neologismo, verrà in seguito definito
"mielismo".
Oggi, oltre a condurre La Storia su Raitre,
è praticamente dappertutto, come certi politici, come Renzi, come Salvini, come
la Santanchè. Ospite per antonomasia e a prescindere.
E’ diventato una specie di incubo
“catodico-digitale a led”, uno spettro multiculturale onnisciente e
onnipresente - qualcuno lo ha definito “vacuo, prezzemolo nasal-lamentoso” -
che si aggira tra gli studi di ogni talk show televisivo - dove si strologhi a
ruota libera di politica, economia, storia, sociologia, antropologia,
metafisica, oroscopi, tarocchi e ogni sorta di bubbole e cazzate varie. Incontinente
e incontenibile il suo tuttologo presenzialismo.
Misurato, equidistante, comprensivo,
accomodante, mai contro qualcuno: è l’antitesi vivente di un qualsiasi Sgarbi
quotidiano.
Malgrado le sue esternazioni esprimano,
invariabilmente, un pensiero e posizioni piuttosto conformiste, da illuminato
borghese pantofolaio, viene incensato dai conduttori come massimo esperto, intellettuale
di alto rango, sorgente oracolare di complesse analisi e profonde verità.
Il tutto, in un perenne stato
agonico, di lentezza e miseria di affabulazione che annoia e
addormenta come nemmeno certe nenie o favole infantili sanno fare.
E
tali narrazioni, dal profilo onirico, calmante o sedativo, nascono ogni volta
da quella paciosa faccia astrale e un po’ cocomerica, che concilia e che
si affaccia, assai pudicamente, dagli schermi di ogni tv.
6
dicembre 2015 (Alfredo Laurano)
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