Non so quanti conoscano Don Paolo Farinella,
prete di Genova.
Né, so quanti abbiano mai letto il suo Blog e
le sue severe riflessioni sui mali della Chiesa e della politica. O le sue
invettive feroci e senza sconti contro Berlusconi, contro gli scandali e la
corruzione, contro l’arroganza del potere.
Sono un capolavoro di libero, o se preferite,
anarchico pensiero, non allineato e anticonformista, assai inviso alla stessa
Chiesa dei cardinali e dei privilegi.
E’ un prete da strada, un eretico, un prete
“contro”, molto di più di quanto lo fosse il mitico Don Gallo - che, come lui e
nella stessa Genova, si occupava di poveri, di emarginati, di “ultimi” e di
prostitute - al cui confronto, però, appariva misurato e moderato, quasi una
colomba.
Gli scritti e le orazioni di Farinella sono
oltremodo chiari, duri, precisi e non risparmiano attacchi diretti. Sono
filippiche, atti di accusa, di critica e denuncia che vanno al cuore del
problema e del personaggio che lo rappresenta.
Un esempio recentissimo di ciò è la spietata
lettera rivolta ieri al cardinal Bertone.
Ne
propongo alcuni significativi passaggi.
Sig.
cardinale Tarcisio Bertone,
che lei
sia sempre stato inadeguato ai ruoli e compiti che ha svolto, è davanti agli
occhi di tutti: da Vercelli, dove lasciò lo scandalo dei candelieri e della
casa dei suoi, con contributi pubblici, a Genova, dove non lasciò alcuna
traccia significativa, ma scelse come plenipotenziario del Galliera, il prof.
Giuseppe Profiti, al centro di ogni ben di Dio. Da segretario di Stato dove ha
distrutto la credibilità della Chiesa, con la sua incapacità di governo, privo
di qualsiasi discernimento, ma dedito a costruire una rete di fedelissimi per
perpetuare il suo potere, anche da pensionato e da morto.
Infine, da cardinale in pensione con il
miserevole attico e appartamento di 296 mq dove vive con tre suore e magari si
rilassa, giocando a golf negli appropriati corridoi. Mi piacerebbe sapere se le
suore hanno anche il compito di raccattapalle.
Leggo
sui giornali di oggi che lei ha deciso «ex abundantia cordis» di donare
all’ospedale “Bambin Gesù” un contributo di 150 mila euro, attinti come da lei
dichiarato, “dai miei risparmi e dai vari contributi di beneficenza ricevuti
negli anni per finalità caritative”, cioè non per lei, ma perché lei li desse
per opere di carità.
Invece lei li usa per pagare il suo
appartamento. Mi perdoni, quando pensava di darli in beneficenza, alla sua
morte per testamento?
La sua maldestra difesa aggrava ancora di più
la sua posizione che l’espone al ludibrio della gente perbene che vede nei suoi
comportamenti una miserabile attitudine alla superficialità, colpa ancora più grande
della delinquenza di persone come lei che dicono di volere rappresentare quel
Dio che accusa chi veste di porpora di essere soci della casta del potere.
Lei ha rubato due volte ai poveri: la prima
volta trattenendo questi denari non suoi e la seconda volta facendosi bello con
l’ospedale «Bambin Gesù» dando soldi non suoi, ma della beneficenza.
Complimenti, esimio cardinale!
La
rovina dei preti sono sempre i soldi. Per questo sproloquiate di celibato
perché così siete più liberi di amare, fornicando giorno e notte, senza essere
visti da alcuno.
Se il tempo che dedicate a difendere il
celibato dei preti o a condannare i gay laici – visto che preti, vescovi,
monsignori e cardinali lo sono ad abundantiam – o a sproloquiare di separati e
divorziati, lo dedicaste a proibire ai preti di gestire denaro, fareste una
cosa preziosa per il mondo e per la Chiesa. Anche se, sicuramente due terzi del
clero lascerebbe la Chiesa, ma con il terzo che resta saremmo capaci di
rivoluzionare il Vaticano, covo di malaffare e di depravazione senza
misura.
Se Lei fosse veramente salesiano, come dice,
avrebbe agito come il cardinal Martini, il quale, date le dimissioni, si è
ritirò in una casa di Gesuiti abitando in una stanza sei per quattro, con
letto, tavolo, armadio, servizi e un assistente personale perché malato.
Scegliendo
di ristrutturare il suo attico con i soldi della beneficenza, lei ha dimostrato
non solo di non credere in Dio, ma di dare un pugno nello stomaco a Papa
Francesco che sta provando a dire ai cardinali, ai vescovi e ai preti che c’è
anche un piccolo libretto che si chiama Vangelo.
A lei,
di sicuro, non interessa, perché come i fatti dimostrano, lei legge solo «Gli
Atti-ci degli Apostoli».
Con profonda disistima. Paolo Farinella,
prete.
Non so
se si comprende tale ermetica esposizione, così oscura, così vaga, ambigua e
impenetrabile, ma, comunque, non mi permetto di aggiungere una virgola.
21
dicembre 2015 (Alfredo Laurano)
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