Capisco
che un politico, un governatore di regione debba avere contatti, anche cortesi,
con gli industriali. Fa parte del gioco e della
“ragion di stato”.
Capisco
che tali rapporti sono utili e necessari a discutere e risolvere problemi di lavoro e di inquinamento
ambientale, e che più sono amichevoli, più possono produrre risultati.
Capisco,
anche, che l’Ilva è una realtà industriale e occupazionale molto complessa con
cui è difficile confrontarsi: da una parte bisogna tutelare l’interesse dei
lavoratori che rischiano di ritrovarsi in mezzo alla strada, con le proprie famiglie, dall’altra la
necessità di adeguare gli impianti per l’abbattimento delle sostanze inquinanti.
Serve una buona e distesa mediazione politica.
Se
c'è una persona in Italia, capace di mettere in sicurezza l'Ilva e contemporaneamente
conservare i ventimila posti di lavoro, questa persona è sicuramente Vendola.
Una persona che ha sempre fatto
battaglie per il lavoro e cercato provvedimenti normativi per la salute dei
lavoratori.
Ma
non so perché o per come, stavolta Nichi ha sbagliato.
Non
ha commesso un reato, ma si è macchiato di una grave responsabilità morale nei
confronti dei cittadini, degli operai, di tutti quelli che lo hanno sempre
stimato e delle idee che rappresenta e porta avanti.
Ha fatto una stupida
telefonata, tre anni fa, che oggi ha compromesso la sua immagine di uomo di
sinistra, puro e coerente, sensibile ai temi dell’ecologia e dell’inquinamento
ambientale. Che fa dimenticare tutto quel che di buono ha fatto fino ad oggi per
Taranto e per la Puglia (continui monitoraggi sulle sostanze inquinanti, negli
allevamenti e sulla popolazione, limiti stringenti su valori antidiossina,
potenziamento dell’Arpa…).
Una
banale telefonata al responsabile relazioni esterne dell’Ilva a cui racconta,
ridendo, di averlo visto in un filmato
strappare il microfono, con “scatto felino” a un giornalista che, meschino,
cercava di intervistare Riva sulle morti per tumore.
Risate,
forse di circostanza, ma stonate e fuori luogo, soprattutto nei confronti
dell’inviato e dell’argomento. Anche se aggiunge: “…con quella faccia da
provocatore…gente che si improvvisa…per me che le ho fatte veramente le
battaglie per la difesa della vita e della salute..”
Di
fronte a un tale atto di arroganza, un uomo, che quelle “battaglie ha fatto”,
avrebbe dovuto indignarsi, non ridere come un idiota.
Ma
quello che colpisce è il tono troppo ossequioso e compiacente e la quasi sudditanza
nei confronti del potere economico dell’Ilva.
Quasi
una captatio benevolentiae, politicamente grave per uno che, ancorchè
mediatore, rappresenta la Sinistra e i suoi valori.
Una telefonata, a volte, distrugge una vita o una reputazione, anche se, in un vecchio spot della Tim, la vita la salvava!
16 novembre 2013 AlfredoLaurano
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