Caro Antonino, spesso e volentieri, come mi
avevi tu stesso preannunciato, inciampo nei tuoi post creativi, estrosi,
originali, sorprendenti. Qualche volta, per mia inadeguatezza, non li comprendo
appieno, ma colgo e apprezzo, comunque, lo spirito pungente, la critica severa,
il ricorrente e intelligente ricorso alla metafora che illustra l’espressione,
il riferimento assai frequente ai miti e alle figure che vivono nelle pagine classiche
della letteratura. O che si affacciano dall’Olimpo degli dei della saggezza e
delle muse ispiratrici.
In ciò che scrivi, si coglie un continuo
scambio tra presente e passato, tra fantastico e reale, fra astrazione e
concretezza, consumato sempre sotto l’ombrello obbligatorio dell’ironia.
Contemporaneità, storia e politica, nei
tuoi commenti, si fondono nel vivere quotidiano. Si intrecciano con le emozioni
che racconti e giocano, con disinvoltura estrema, con una forma di linguaggio
vivace, a volte ermetico, accademico e consapevolmente ricercato.
Ci costringi, quindi, alla “fatica” - e mi
permetto di parlare, con un filo di presunzione, anche a nomi di altri lettori
amici - a inciampare, senza cadere, tra i tuoi enigmi capricciosi, in percorsi
ermeneutici per interpretare, compiutamente, le sottese simbologie e le ambigue
allegorie. Come quando si consulta l’oracolo dell’antica Grecia.
Lasciami scherzare, di grazia, con un
pizzico della tua ironia!
In ogni caso, le situazioni che descrivi
sono proposte come audaci e allusivi giochi di parole. Sottili calembour
sferrati in regime di anarchia semantica, con stile del tutto personale e con
padronanza di penna e di pensiero: a volte stravaganti, surreali, al limite
dell’iperbole e del sofisticato paradosso.
Leggerti è impegnativo, ma mai banale.
Con stima e simpatia.
1 novembre 2013
AlfredoLaurano
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