Quanto
stupore e quanta sorpresa per la vicenda delle ragazzine che si prostituivano
ai Parioli! E soprattutto quante chiacchiere, inchieste, talk show, interviste
ai parenti ed ai vicini. Quanti esperti che spiegano e pontificano. Come fosse
un caso più unico e raro. Come se non si sapesse che il fenomeno è assai
diffuso in tutta italia, che sul Web e nei bagni delle scuole e delle
discoteche lo fanno per pochi spiccioli o per una ricarica telefonica.
Nella
reazione indignata di tanti moralisti da salotto, che commentano e condannano,
c’è tutta l’ipocrisia di un paese e di una società fondata sui valori del
profitto e del denaro. Che finge sempre
di non vedere e non sapere, salvo scoprire il caso, con effetto assai
“meravigliao”, quando è sotto la luce dei riflettori e delle telecamere. Che
non si interroga sui perché e non ha il coraggio di risalire
alle cause di tanta promiscuità e scadimento. Questo è il vero
scandalo.
Basterebbe uscire, ogni tanto o per un
attimo, dalla assuefazione quotidiana - cui i media ci hanno abituato - che ci
fa accettare tutto come “normalità”, più presunta che reale, per tornare a
distinguere fra bene e male, fra giusto e sbagliato, tra vizio e virtù.
Scopriremmo che la scelta di vendere il
proprio corpo per una adolescente di oggi, specie se cresciuta in una
periferia o nella provincia, dal suo punto di vista e per la sua formazione, è un
fatto comune, banale e giustificato in tutta la sua crudezza.
Ma chi ha indotto i cittadini, le famiglie,
i genitori di queste fanciulle a credere che la
felicità al mondo stia nel denaro, nel benessere, nella fama? O nel fare
la velina, il calendario o la comparsata in televisione?
Chi ha sdoganato, come modello di riferimento, l’immagine della
giovane rampante che si offre al potente per ottenere vantaggi, carriere,
candidature, consigli regionali o posti di prestigio e ben remunerati? Chi ha
convinto queste ragazze che comprare abiti firmati e scarpe da mille euro sia
il massimo del piacere?
Vendere il proprio corpo per mangiare è un
conto, venderlo per avere la borsa di Vuitton è un’aberrazione educativa, una deviazione
dalla logica e dal buon senso.
Ma
tale mistificazione della realtà nasce lontano e cresce nel tempo. Da quando -
ancor bambini, e spesso con la
complicità dei genitori che vivono la precarietà del quotidiano - si comincia a scoprire quel mondo facile,
futile e finto, dove tutto si può ottenere senza sforzo, senza studio e senza
limiti morali.
I benpensanti si indignano per le baby
escort, ma non si rendono conto che i messaggi che passano sono proprio questi
e vengono dall’alto? Che qualcuno ha normalizzato e giustificato certi
comportamenti, diciamo disinvolti, organizzando un personale “sistema
prostitutivo” – come dice la sentenza del processo Ruby – fatto di festini,
attricette ed olgettine, lautamente compensate? Che un parlamento intero ha proclamato,
con il voto, Ruby, nipote di Mubarack, per coprire vizi e capricci dell’allora
premier, sputtanando le istituzioni e facendo ridere il mondo intero?
Queste
ragazzine sono il frutto di quello sdoganamento, di quella mentalità
corrente che pone il sesso fra i beni di consumo: una merce che si compra e che
si vende, a qualsiasi età.
E’ il modello culturale creato dal
berlusconismo di ritorno che, in forma moderna e rivisitata, rinnova il mito del Luna Park delle attrazioni, con
lustrini, lusinghe e chimere. Dove non si spende nulla e si guadagna solo,
cullando ambiziosi sogni di riscatto sociale, di successo e di ricchezza.
Un
po’ come faceva il Marchese del Grillo che sfruttava la miseria della madre per
farsi la figlia. Poi, ossequiato e ringraziato, lasciava quattro soldi di
generosità.
Ricordate
il caso Noemi? Quanta gente, madri e padri, alla domanda dei giornalisti
"lei manderebbe sua figlia da Berlusconi?" rispondevano: Magari,
subito!
22
novembre 2013
AlfredoLaurano
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