Come quando si faceva il
militare.
Il nuovo governo bis-Conte è
in carica, ha giurato in diretta davanti al capo dello stato e alle telecamere,
in attesa di ricevere la fiducia lunedì alla Camera, martedì al Senato.
Ventuno ministri, dieci del
MoVimento Cinquestelle, nove del Partito Democratico, uno di Leu. Più una
ministra "tecnica", l'ex prefetta di Milano Lamorgese, che arriva al
Viminale, senza ruspa, senza divise, senza social, senza Facebook e senza
Twitter, come il suo ruspante predecessore.
Per Salvini, non a caso, è il
governo delle poltrone, dei riciclati e dei poteri forti europei e non avrà
vita lunga. “Opposizione in Parlamento, nei Comuni e nelle piazze, poi
finalmente si vota e... si vince!!! Io non mollo e non mollerò mai Amici, per
me viene prima l'onore dei ministeri"
Per la sorella d’Italia
Giorgia Meloni, è il perfetto prodotto di un'orrenda spartizione di poltrone e
di una tragica, consapevole, sottomissione ai diktat dell'Unione Europea e
della BCE. Scenderà in piazza il giorno della fiducia, per manifestare rabbia e
delusione.
"Lasciamo a Conte il suo
zoo pieno di terroni e ostile al Nord che li mantiene tutti", aggiunge
l’immarcescibile Vittorio Feltri, in un distillato di discriminazione territoriale
e luoghi comuni, che come al solito usa la provocazione, per sollevare un
grande polverone. E i talk continuano a invitarlo.
"Peggio non poteva
capitare, ma non stracciamoci le vesti. Limitiamoci a vomitare per qualche
tempo, che non sarà troppo lungo, speriamo. Una squadra tanto sgangherata ci
riempie vergogna e ci induce a pensare che al male, in effetti, non vi è limite”.
Tutto come previsto, tutto
atteso, tutto scontato.
Ma i giallo-rosa sicuramente li
e ci stupiranno!
5 settembre 2019 (Alfredo
Laurano)
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