mercoledì 18 settembre 2019

ALLORA E’ VERO! /1858


Viva l'Italia, l'Italia liberata, l'Italia del valzer, l'Italia derubata e colpita al cuore. Viva l'Italia, l'Italia che non muore. Viva l'Italia presa a tradimento, l'Italia che resiste...(F. De Gregori)

Un nuovo partito e scissione dal Pd. Lo ha annunciato. Finalmente!
All’orizzonte, per Matteo Renzi, si profila il movimento della Leopolda, che si terrà ad ottobre e sancirà la svolta e la nascita ufficiale.
Si chiamerà “Italia Viva”, secondo varie e possibili interpretazioni - con Viva intesa come esclamazione euforica, oppure in senso di vivace e vitale o, ancora, come congiuntivo augurale, in perfetto stile berlusconiano - rubacchiando lo slogan veltroniano delle primarie di qualche anno fa. “Ma non sarà un partito tradizionale, sarà una casa per tanti e molto femminista, con tante donne di livello alla guida”.

Dalle primarie del partito democratico del 2013, al 41% delle Europee l'anno successivo, fino alla sonora batosta del referendum costituzionale che, nonostante le promesse rituali, non l’aveva mandato a casa. Oggi, da spietato rottamatore a autorottamatore per scelta e necessità, lascia dopo almeno tre anni di titubanza e perplessità.

Così la lunga marcia dell'ex sindaco di Firenze nel Pd è arrivata alla fine, all'uscita da un partito che, per storia e tradizione, non gli apparteneva e che ha snaturato, stravolto e impoverito. Si chiude giustamente un ciclo.
Ma quanto mi dispiace!
Zingaretti, stai sereno. Ma anche Conte, stai sereno – dice il furbo puffo menzognero – sarà un bene per tutti, per il partito, per il governo, per il Paese. Sarà una “separazione consensuale”, senza traumi, aggiunge il fedelissimo Rosato.
Ma c’è da fidarsi? Il premier Conte, sconcertato, già se lo domanda.

E’ tutto un dejà vu. Ci sono dei momenti, e questo non è certo il primo, in cui don Matteo superbone non resiste a rimanere nelle retrovie, ad accettare gli stanchi riti della “Ditta” e altri conduttori alla guida ufficiale. È una sindrome incurabile, a base di arroganza, fanatismo, protervia e protagonismo: Enrico Letta ne sa qualcosa. Bersani e compagni dell’ala più a sinistra se ne son dovuti andare.
E lo ha dimostrato anche pochi giorni fa, quando, rinnegando le sue apodittiche sentenze, ha favorito inopinatamente la nascita del nuovo governo giallo-rosa, in carica, e che con i suoi seggi è comunque in grado di condizionare, se non di ricattare. E questo che conta, che lo appaga e che gli dà potere e visibilità.

Oltre a Rosato, Renzi sarebbe seguito da diversi altri deputati e senatori.
Come il prode Ivan Scalfarotto, sottosegretario del governo, che da un anno sta lavorando all’organizzazione di “comitati civici” che sarebbero l’embrione territoriale del nuovo partito. Poi, Roberto Giachetti, detto topo Gigio, la nuova ministra dell’Agricoltura Teresa Bellanova, la viceministra dell’Istruzione Anna Ascani, oltre, naturalmente, alla bella Maria Elena Boschi. Altri renziani, come Luca Lotti, Lorenzo Guerini, ministro della Difesa, il capogruppo al Senato Andrea Marcucci e Nardella, sindaco di Firenze, dovrebbero restare nel PD per lavorare, strategicamente, dall’interno.

Nonostante l’invito di Zingaretti e l’appello di Franceschini a restare nella “casa di tutti”, pare proprio che stavolta il partito di Renzi (si stima possa rappresentare dal 5 all’8 per cento) nascerà per puntare al “centro” - posizione politica stretta, affollata e competitiva, ricca di pretendenti ma povera di voti, e contesa tra formazioni diverse come Più Europa, il nuovo partito di Carlo Calenda, e un altro pezzo di Forza Italia.

“Renzi ha fatto quello che voleva fare nel PD: un partito carismatico, personale, di centro (se esiste questo centro), che si preoccupa di dire che non c’entra nulla con le radici, le basi culturali, politiche e sentimentali delle Sinistre italiane. Che questo sia modernità, temo si sia fuori strada, solo ‘un’insostenibile leggerezza”. Ipse dixit il saggio Bersani
E a me, lo ripeto ancora, dispiace tropp’assai.
(Alfredo Laurano)

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