Viva l'Italia, l'Italia liberata, l'Italia del valzer, l'Italia
derubata e colpita al cuore. Viva l'Italia, l'Italia che non muore. Viva
l'Italia presa a tradimento, l'Italia che resiste...(F. De Gregori)
Un nuovo partito e scissione dal Pd. Lo ha annunciato. Finalmente!
All’orizzonte, per Matteo Renzi, si profila il movimento
della Leopolda, che si terrà ad ottobre e sancirà la svolta e la nascita
ufficiale.
Si chiamerà “Italia Viva”, secondo varie e possibili
interpretazioni - con Viva intesa come esclamazione euforica, oppure in senso
di vivace e vitale o, ancora, come congiuntivo augurale, in perfetto stile
berlusconiano - rubacchiando lo slogan veltroniano delle primarie di qualche
anno fa. “Ma non sarà un partito
tradizionale, sarà una casa per tanti e molto femminista, con tante donne di
livello alla guida”.
Dalle primarie del partito democratico del 2013, al 41%
delle Europee l'anno successivo, fino alla sonora batosta del referendum
costituzionale che, nonostante le promesse rituali, non l’aveva mandato a casa.
Oggi, da spietato rottamatore a autorottamatore per scelta e necessità, lascia dopo
almeno tre anni di titubanza e perplessità.
Così la lunga marcia dell'ex sindaco di Firenze nel Pd è
arrivata alla fine, all'uscita da un partito che, per storia e tradizione, non
gli apparteneva e che ha snaturato, stravolto e impoverito. Si chiude giustamente
un ciclo.
Ma quanto mi dispiace!
Zingaretti, stai sereno. Ma anche Conte, stai sereno – dice
il furbo puffo menzognero – sarà un bene per tutti, per il partito, per il
governo, per il Paese. Sarà una “separazione
consensuale”, senza traumi, aggiunge il fedelissimo Rosato.
Ma c’è da fidarsi? Il premier Conte, sconcertato, già se lo
domanda.
E’ tutto un dejà vu. Ci sono dei momenti, e questo non è
certo il primo, in cui don Matteo superbone non resiste a rimanere nelle
retrovie, ad accettare gli stanchi riti della “Ditta” e altri conduttori alla
guida ufficiale. È una sindrome incurabile, a base di arroganza, fanatismo, protervia
e protagonismo: Enrico Letta ne sa qualcosa. Bersani e compagni dell’ala più a
sinistra se ne son dovuti andare.
E lo ha dimostrato anche pochi giorni fa, quando,
rinnegando le sue apodittiche sentenze, ha favorito inopinatamente la nascita
del nuovo governo giallo-rosa, in carica, e che con i suoi seggi è comunque in
grado di condizionare, se non di ricattare. E questo che conta, che lo appaga e
che gli dà potere e visibilità.
Oltre a Rosato, Renzi sarebbe seguito da diversi altri
deputati e senatori.
Come il prode Ivan Scalfarotto, sottosegretario del
governo, che da un anno sta lavorando all’organizzazione di “comitati civici”
che sarebbero l’embrione territoriale del nuovo partito. Poi, Roberto
Giachetti, detto topo Gigio, la nuova ministra dell’Agricoltura Teresa
Bellanova, la viceministra dell’Istruzione Anna Ascani, oltre, naturalmente,
alla bella Maria Elena Boschi. Altri renziani, come Luca Lotti, Lorenzo
Guerini, ministro della Difesa, il capogruppo al Senato Andrea Marcucci e
Nardella, sindaco di Firenze, dovrebbero restare nel PD per lavorare,
strategicamente, dall’interno.
Nonostante l’invito di Zingaretti e l’appello di
Franceschini a restare nella “casa di tutti”, pare proprio che stavolta il
partito di Renzi (si stima possa rappresentare dal 5 all’8 per cento) nascerà
per puntare al “centro” - posizione politica stretta, affollata e competitiva,
ricca di pretendenti ma povera di voti, e contesa tra formazioni diverse come
Più Europa, il nuovo partito di Carlo Calenda, e un altro pezzo di Forza Italia.
“Renzi ha fatto quello che voleva fare nel PD: un partito
carismatico, personale, di centro (se esiste questo centro), che si preoccupa
di dire che non c’entra nulla con le radici, le basi culturali, politiche e
sentimentali delle Sinistre italiane. Che questo sia modernità, temo si sia
fuori strada, solo ‘un’insostenibile leggerezza”. Ipse dixit il saggio Bersani
E a me, lo ripeto ancora, dispiace tropp’assai.
(Alfredo Laurano)
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