Mi piacerebbe
tanto sapere quanto gli danno per fare il pagliaccio a pagamento in
televisione.
Stavolta, l’osannato
storico d’arte più folle, il più famoso - ma non il più capace - si è davvero
superato: dal capra, capra è passato al vaffanculo, sempre in diretta e a
favore di telecamera.
Nessun altro suo
collega - e in Italia ce ne sono di bravi e diversi, - lo ha mai seguito sulla
strada della cialtroneria. Né le sue competenze, qualsiasi o tante che siano,
sembra prevalgano su quelle di altri esperti, come Caroli, Bonito Oliva,
Barilli o Daverio, meno noti e meno celebrati mediaticamente, perché non fanno circo,
ma sicuramente più seri e rispettabili. Il fatto di essere stato allievo del
grande Federico Zeri, peraltro, non lo qualifica automaticamente come critico
eccellente, anzi con le sue esibizioni plateali e volgari ne infanga il buon
nome.
E’ ormai
diventato un peripatetico del teleschermo che si vende, passeggiando e
insultando, al miglior portico televisivo offerente, facendo leva su una certa
cultura di base e sulla sua dialettica logorroica, che non può e non deve
essere interrotta o contenuta.
Deve il suo
successo, essenzialmente, al fatto di aver capito da tempo che nello Spettacolo
- non nel mondo dell'arte, che dovrebbe essere il suo habitat più logico e
naturale - basta fare l’isterico e dare gratuitamente dell’ignorante o del
coglione a chiunque non lo ossequi o non lo ascolti in religioso silenzio, per
essere considerato un genio della tuttologia.
A La7, l’altra
sera, è andata in onda l’ennesima puntata farsa dello Sgarbi Furioso, che ha
tracimato oltre il dovuto, oltrepassando il livello degli argini del confronto
duro e della cafonaggine che già tutti gli conoscevano. Si è esibito in tutto
il splendore, in tutta la sua finezza e signorilità in un momento veramente
epico e surreale di spazzatura televisiva.
Ospite del
programma “Bianco e Nero”, è riuscito ad offendere pesantemente in un colpo
solo il conduttore Luca Telese e gli ospiti, tra cui Luisella Costamagna
attonita e sbalordita, un’esterrefatta e incredula Luciana Castellina, Simona
Izzo e la compassata avv. Bongiorno. “Stronza
stai zitta… non capisci un cazzo… dici solo cazzate… vaffanculo!”
L’invito a
contenersi, a mantenere la calma e a non insultare, è rimasto ovviamente
inascoltato e allora gli ospiti, indispettiti e indignati da tanto
inqualificabile affronto, si sono alzati e sono andati via. Telese, durante e
dopo lo stacco pubblicitario, si è scusato e ha convinto gli ospiti a restare.
Vero è che, se
Sgarbi esiste, la colpa è di chi continua a chiamarlo, in qualità di consunto e
abusato denigratore seriale, privo di equilibrio e affetto da evidenti turbe
psichiche nella sua nullità isterica. Fin da i tempi dello storico schiaffo di
Roberto D’agostino.
I suoi interventi
trash, a prescindere dal tema in discussione, vengono pagati solo per aumentare
l'audience e quindi favorire le risorse pubblicitarie. Si carica e si arrabbia
in automatico, quasi a comando, come da copione autogestito, in un crescendo
affabulatorio che appaga il suo ipertrofico ego di pseudointellettuale,
soprassedendo alle tante vicende giudiziarie che negli anni lo hanno coinvolto
abbondantemente in varie inchieste. Guai se qualcuno osasse ricordarlo!
Scatenerebbe l’inferno e distruggerebbe gli studi e tutto il bel teatrino.
Credo sia
arrivato il momento di emarginare in via definitiva questo venditore di
chiacchiere e di se stesso, che, grazie all’aura luminosa che si è costruito
come sommo esperto d’arte, di discutibile credibilità, si arroga il diritto di
offendere, disprezzare e incitare alla violenza verbale, lanciando anche esempi
e messaggi diseducativi.
Questo Paese, più
o meno civile, può benissimo fare a meno di questo buffone di corte, servo opportunista
di più padroni, e del suo “mitico sapere”.
Un buffone,
prestato all’arte e alla politica per tutte le stagioni, gonfio di superbia e
di arroganza trasversale. Un parassita pronto ad indossare i panni di qualunque
personaggio nella comica commedia della sua vita, spesa nel segno della
incolpevole capra. Tutto, purché appaghi il suo smisurato narcisismo, la sua
innata megalomania: un saltimbanco in cerca di potere, di ricchezza e
venerazione. Per questo non gli basta fare il suo unico mestiere che, pare,
sappia fare.
Ha ragione
Emiliano, presidente della Regione Puglia, accusato dall’esagitato vip di
spargere retorica ideologica, quando
dice: “In realtà, Sgarbi non esiste è
solo uno stress-test per partecipanti a show televisivi. E’ una funzione a cui
lui assolve con puntualità”.
Ci sarebbe,
sempre e comunque, da carcerare Maurizio Costanzo, che Sgarbi l’ha inventato e
costruito sulle tavole del Parioli, una trentina d’anni fa!
22 marzo 2017
(Alfredo Laurano)
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