Gli amici si vedono e ti vengono a trovare
nel momento del bisogno.
Senza voler entrare nel merito dei brutti
fatti e della dinamica che ha determinato l’uccisione di un giovane rapinatore,
penetrato nottetempo nel bar osteria di Lodi per rubare; senza voler giudicare
le responsabilità penali dell’oste che ha sparato - che verranno accertata
nelle sedi opportune - e, soprattutto, senza disquisire sull’inevitabile
dibattito sui limiti della legittima difesa, tema complesso da affrontare con
pudore in altre sedi e con i giusti spazi, non si può ignorare questa
sorridente immagine e ciò che rappresenta.
Dopo aver sfruculiato De Magistris e un bel
po’ di napoletani - a parte un centinaio di imbecilli che in piazza gli hanno
regalato un troppo facile spot in nome della democrazia violata - il crociato
padano Salvini, che non perde un’occasione di qualsiasi tipo, è andato a
riscuotere un altro po’ di consenso in quell’osteria.
Per speculare anche sulla triste vicenda di
un essere umano ucciso con un fucile, ha voluto esprimere la sua vicinanza
all’indagato e consumare una cena di solidarietà, come fosse un vecchio amico:
ma guarda chi c’è! Che piacere! Sorrisi, abbracci, strette di mano, un brindisi
e pacche sulle spalle.
Poi, la prova documentale: la fotografia di
rito ad uso familiare, non destinata però al vecchio album dei ricordi, ma ai
vari social, alle TV, ai talk e per la stampa che a iosa la diffonderà, insieme
al verbo del popolo padano.
Quella foto ricordo della serata importante
sarà poi incorniciata e appesa al muro del locale, per testimoniare un evento
non comune e un cliente vip che non tutti possono vantare.
Di quello sparato, invece, non vi sarà più
traccia, se non nelle questure e nei tribunali.
13 marzo 2017 (Alfredo Laurano)
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