Ne ha 453 sparsi su tutto il corpo, anche
se per la maggior parte sono sul viso e sui genitali. Tale Rolf Buchholz, l'uomo
con più piercing al mondo, è stato fermato all'aeroporto di Dubai per motivi di
sicurezza. Era arrivato negli Emirati Arabi per tenere uno spettacolo in un
locale notturno.
Nato come arte per abbellire e decorare il corpo, oggi si fa il piercing per voglia di diversità, per differenziarsi dagli altri, per esibire
qualcosa di originale. E forse per stupire.
Si marchia il proprio corpo a vita, anche
con tatuaggi, per contestare la società o per emanciparsi o per cercare e affermare
una propria identità. Anche se qualcuno vede in questi atti una inconfessata
voglia di masochismo e di autolesionismo.
C’è chi lo fa per tradizione, chi per moda,
chi per motivi religiosi, chi per erotismo, chi per puro esibizionismo.
Chi per
distinguersi e chi, invece, per omologarsi alle tendenze del momento. Per
uniformarsi a un costume, a uno stile, a un orientamento generale.
Quindi, se prima era per smarcarsi, ora è
per conformarsi.
Sono in molti, soprattutto giovani, ad
avere sia piercing che tatuaggi e a lasciarsi scivolare addosso mode e tendenze,
facendosi, spesso, da esse dominare.
Sta all'intelligenza e al gusto d'ognuno
scegliere, valutare, decidere.
Bucarsi una qualsiasi parte del corpo,
maschile e femminile, è una pratica sempre più diffusa e normale: aghi, anelli,
gioielli, palline, tubetti, oggetti ornamentali in materiale vario (acciaio,
oro, titanio o altro che, a volte, produce severe infezioni) infilati su naso,
lingua, ombelico, sopracciglia, capezzoli e perfino sui genitali.
Sembra che persino la Mattel avesse deciso
di proporre per quest'estate un modello di Barbie con tatuaggi e piercing, poi
ripensandoci per ovvie ragioni di opportunità etico-commerciali.
Il piercing ha origini antichissime. Lo scopo
principale era quello di distinguere i ruoli di ogni membro all'interno della
tribù primitive, sia nel quotidiano che durante le cerimonie e i riti
collettivi, rendendo immediatamente palese tutta una serie di informazioni
sull'individuo e sul suo gruppo di appartenenza.
Insomma, erano una forma di comunicazione in codice.
Insomma, erano una forma di comunicazione in codice.
Anche oggi, tuttavia, tali ornamenti -
visti come scelta e come simboli - possono fornire alcune chiavi di lettura e
di interpretazione di una personalità o di una certa mentalità, o contribuire a
identificare il background politico e culturale di una persona o di un esteso
fenomeno sociale.
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