Nulla
più delle immagini per raccontare, per descrivere, per comprendere. E grazie a
chi le realizza, rischiando salute, incolumità e la propria vita.
Un
popolo in fuga verso la Turchia. Questa è la sorte degli Yazidi, una minoranza
religiosa che da secoli vive nel nord dell'Iraq. Con la nascita dello Stato
Islamico del Levante hanno iniziato a subire persecuzioni a causa della loro
fede.
Come molti, penso, fino a ieri non sapevo
chi fossero gli Yazidi: uno dei tanti popoli della terra, una delle tante etnie e minoranze che affollano
il Medio Oriente.
Gli Yazidi, i seguaci dell'"Angelo-Pavone",
stanno morendo.
Una intera popolazione sta per scomparire
da quell’area, sterminata dall'avanzata dei miliziani sunniti dell'Isis.
In Iraq
hanno già colpito migliaia di sciiti e di cristiani, ma adesso nel mirino ci
sono i membri di questa misteriosa comunità millenaria che da dieci giorni è in
fuga tra le montagne e nei deserti ai confini con Siria e Turchia.
E' in atto un genocidio di un popolo che
non è conosciuto da nessuno e quindi non è protetto da nessuno.
Gli Yazidi non sono anti-islamici, sono
semplicemente autonomi e diversi: venerano sia la Bibbia che il Corano, adorano
il sole e rispettano i culti della luce e della notte dello zoroastrismo.
Pregano 5 volte al giorno quasi come i
musulmani, dividono il pane fra i fedeli come i cristiani.
I loro bambini vengono battezzati da un
"pir", un sacerdote, ma i fedeli praticano anche ancora sacrifici di
animali e circoncisioni come alcuni ebrei ortodossi.
Sono 200 mila in fuga, assieme ai cristiani.
Strade intasate di pick up carichi di
cose e persone.
Una massa caotica di materassi, bustoni
di vestiti, borsoni, bombole del gas e qualche pentola.
Gente accampata un po' ovunque. Parchi e
chiese, soprattutto.
Dentro ai camioncini ci sono intere
famiglie. Sono tutti stanchissimi e i più dormono.
Tanti sono per terra, nelle aiuole, sui
cartoni.
In una piccola chiesetta, tutti gli ambienti
sono stipati di persone: una umanità spaventata, stanca per il viaggio e
debilitata dai 45 gradi in questa stagione.
Sono stati anche cinque ore in auto ai
check point per entrare a Erbil.
Molti, per fare prima, hanno fatto scendere
donne e bambini per attraversarli a piedi. Gli uomini in auto a fare la fila sotto
il sole.
A due mesi dall'inizio dell'avanzata del
gruppo jihadista l'Iraq conta, secondo l'alto commissariato Onu per i rifugiati
(Unhcr), circa 1,2 milioni di sfollati interni di cui, la maggior parte, sono
diretti a nord, verso il Kurdistan iracheno, una zona già provata dall'afflusso
di circa 200mila profughi siriani.
Circa
50 bambini muoiono ogni giorno per mancanza di acqua e di cibo tra le migliaia
di rifugiati Yazidi in fuga dallo Stato islamico e ancora bloccati sulle
montagne e molti altri moriranno, se non saranno raggiunti dagli aiuti umanitari.
E’ ferragosto. Un’altro crimine contro
l’umanità si sta consumando sotto i nostri occhi e sotto gli ombrelloni.
15 agosto 2014 (Alfredo Laurano)
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