Stazione di Ladimar, ore17 circa.
Biglietteria.
Allo sportello di sinistra, un signore
anziano, magro, capelli bianchi, pantaloncini corti, stile militare, e
maglietta scura, sta appoggiato sui gomiti sul marmo, con le gambe magre
allungate e stese, in posizione molto inclinata rispetto al pavimento:
“Scusi, domani devo andare a Pisa, ho una
visita in ospedale perché forse mi devo operare. Sa, ho fatto le analisi e le
radiografie e le devo portare al professore. E’ uno bravo e visita solo lì, a
Pisa. Mi dice che treni ci sono?”
Operatore: “quando, la mattina, il
pomeriggio…?”
Viaggiatore: “ma, diciamo la mattina”
- “Allora, alle 6,45, alle 8,05 o alle
11,23”
- “hum…non saprei…a che ora arriva quello
delle 8,05?
- “alle 10,40
- “ma è sempre puntuale e porta ritardo?
- “e
che ne so, signore mio, mica faccio il veggente, io faccio i biglietti, allora
quale vuole?
Intanto,
dietro, qualcuno rumoreggia, qualcuno sollecita: “namo un po’, forza annamo
avanti”; un altro brontola, una signora si sventola e commenta. La fila destra,
invece, scorre costante e spedita.
-“Sa… perché…io ho appuntamento alle 11 e
non vorrei arrivare tardi. Quello delle 6,45 sarebbe più sicuro, ma è un po’
troppo presto. Mia moglie Albina, nonostante il nome, se la prende comoda la
mattina e per quell’ora sicuramente non è pronta e me fa fa’ tardi…Anzi, già che
ci siamo, mi dice pure quelli per il ritorno, per favore? Così faccio bene il
programma della situazione e poi decido.
- “Signore mio, ma la vede la fila dietro
di lei, è tutta gente che deve fa il biglietto per i treni che arrivano e
partono adesso. Uno l’hanno già annunciato…Si decida o vado avanti. Lì, sulla
destra c’è la tabella di tutti gli arrivi e le partenze e tutti i sacrosanti
orari!
-
“si, lo so, ma pe me è importante, non è ‘no scherzo, se tratta de
n’operazione!
Dalla
fila, uno si avvicina e dice: “A nonnè, nun te preoccupà. Si me dai
l’indirizzo, domani mattina te vengo a pijà io in macchina e t’accompagno a
Pisa. Te faccio fa la visita, te faccio vedè pure la Torre e poi te riporto a
casa, co tu moje. Adesso, però, levate dalle palle e famme fa er bijetto che
devo annà a lavorà!”
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