martedì 1 aprile 2014

MA CHI ERA BERLINGUER?

“TUTTO QUELLO CHE DIMENTICHI RITORNA A VOLARE NEL  VENTO”  **

Non c’era la lunga fila di auto blu, come qualche giorno fa all’Auditorium di Roma.
Non c’erano giovani, ragazzi e famiglie. Ma nel cinema di quartiere c’era tanta gente matura, brizzolata e consapevole che non partecipava a un evento mondano, magari noioso ma quasi obbligatorio - come appunto era stato per molti politici e pseudo-vip, invitati all’anteprima - ma che aveva scelto, volontariamente, di esserci e di voler condividere un momento di riflessione e di reciproca testimonianza.

Persone che, in buona parte, come il sottoscritto, hanno vissuto quelle pagine di storia e di passioni proprio “Quando c’era Berlinguer”, il film di Walter Veltroni che racconta e ricostruisce, senza retorica e ridondanze, la vicenda umana e politica, le sfide, i sogni e le capacità di quell’uomo timido e determinato, riservato e carismatico.
Non triste, ma serio, onesto e coraggioso. Un uomo semplice, ma di grande e affascinante personalità a cui piaceva la vita, il mare, il calcio. Che amava leggere, dialogare, stare con gli amici e che aveva un forte legame con la sua terra e con tanta parte del popolo italiano.
Le immagini, i luoghi e i volti che scorrono sullo schermo e che hanno accompagnato un stagione importante della nostra vita suscitano viva emozione. Anche perché, forse, evocano quelle di una politica bella, pulita e sostenuta da grandi idealità.
Senza morale, senza decenza e senza pudore, non si può fare politica: così si pensava un tempo e così ci ricordava e ci ammoniva Berlinguer.

Ma il prologo del film provoca sconforto, irrita e fa un po’ incazzare: molti giovani studenti universitari, ridanciani e divertiti, interrogati fuori campo su chi fosse Enrico Berlinguer, abbozzano risposte ridicole, incredibili e surreali, senza provar vergogna o imbarazzo.
“Era un commissario…un francese…uno scrittore…non l’ho studiato…è colpa della scuola….uno che ha fatto una guerra… uno di destra… e così via. Pochissimi  ne sanno qualcosa.
Questo esordio di un Veltroni per niente buonista, anzi, un po’ perfido e feroce, è l’innegabile dimostrazione di quanto sia necessario raccontare la Storia e tener viva la conoscenza del passato - inteso come prezioso patrimonio e non ridotto a ingombrante accumulo di scorie e veleni fastidiosi - per aver piena coscienza del presente.
Che razza di Paese è quello che, in una società che brucia in un lampo le tappe di una presunta civiltà e divora con ansia bulimica le cose ed i valori,  smarrisce progressivamente la sua memoria collettiva e non la sa custodire e trasmettere alle future generazioni?

Una possibile risposta, sotto forma di sfumata e delicatissima metafora, arriva forse dalla straordinaria immagine di una piazza San Giovanni ormai vuota, dove le copie dell’Unità danzano sull’erba e sulle struggenti note del pianoforte di Danilo Rea.

Poi, è un po’ come sfogliare un grande album di famiglia - senza però, o quasi, i momenti più privati e personali - composto, con garbo e discrezione, da molto materiale inedito di repertorio, da interviste, testimonianze, comizi e tribune politiche.
Ogni singolo fotogramma è un frammento di realtà è offre, da una parte, l’occasione per approfondire la ricostruzione storica, in un ventaglio di fatti ed argomenti. Dall’altra, quella di ritrovare tanti momenti del proprio vissuto, attraverso una lettura più individuale, che cattura sotto l’aspetto umano e passionale.

Nel mio caso, ad esempio, ho rivisto, e non potrò mai dimenticare, la gioia, la festa di popolo e il bagno ideologico, fra i canti di Bandiera Rossa e l’Internazionale, quando, stipati e accalcati a migliaia, ci ritrovammo sotto il balcone di Botteghe Oscure, subito dopo i risultati trionfali (35%) delle elezioni del 1976  - anche se all’epoca ero più vicino ai dissidenti del Manifesto e votavo Democrazia Proletaria - e, soprattutto, quello assai triste della piazza trasformata in un oceano di lacrime e bandiere rosse, di gente commossa e disperata, unita come mai in un dolore comune e lancinante: l’addio a Enrico Berlinguer, 1l 13 giugno 1984.
Io piangevo, arrampicato a un palo.

Scorre ancora il rullo di quei tempi difficili, tra guerra fredda e blocchi militari contrapposti: il terrorismo e la strategia della tensione, il referendum sul divorzio, il golpe in Cile e l’uccisione di Allende, le stragi di Stato e gli attentati, il rapimento e l’assassinio di Aldo Moro, che spezza un possibile equilibrio e colpisce anche il cuore dello stesso leader del PCI e il progetto del compromesso storico (Moro e Berlinguer avevano in mente un’idea di democrazia dell’alternanza, senza rischiare l’esito cileno, ma furono fermati dalle BR e dai corpi deviati e collusi dello Stato:  ancora oggi resta molto da capire e da spiegare), lo strappo con l’URSS, l’attentato in Bulgaria, l’impossibile rapporto con Craxi, l’ultimo, drammatico comizio a Padova…

E’ proprio lì, in quelle immagini strazianti, quando la voce gli si incrina, la fatica lo sommerge e la gente urla “basta”, si coglie la forza, la coerenza e l’integrità di quel piccolo grande uomo che ha segnato un epoca. Che, invece di fermarsi e arrendersi al male, arriva a chiudere il comizio, con un piccolo sorriso.



Toccanti le testimonianze di Tortorella, di Macaluso, di Napolitano e del centenario, monumentale Ingrao. 
I ricordi della figlia Bianca, del suo capo scorta Menichelli, che gli fu vicino fino all’ultimo, e di Silvio Finesso, l’operaio di Padova che racconta, commosso e provato, l’angoscia delle sue ultime ore.

Trentanni fa, l’11 giugno 1984, quando ci lasciava Enrico Berlinguer, leader amatissimo e stimato anche dagli avversari, qualcosa si rompeva nei cuori di milioni di italiani. E lasciava un profondo vuoto.

Come scrive Natalia Ginzburg nella frase che chiude il film: “Ognuno ha avuto con Berlinguer un suo rapporto personale, anche se l’ha visto una volta sola nella vita”.

Ma moriva, di fatto, anche il Pci, che di lì a poco avrebbe dovuto fare i conti con il crollo di quei regimi autoritari che proprio Berlinguer aveva cercato di distinguere dalla via dei comunisti italiani. Da quel momento, quella politica della passione non c’è più.
Finisce il rigore, l’onestà e l'etica.
Le ideologie praticamente scompaiono e lasciano il posto alla retorica del nuovo, alle volgari gesta di faccendieri e politicanti senza scrupoli, alle recite di statisti improvvisati assetati di potere.
Fioriscono e si moltiplicano partitelli che coltivano i favori e il privilegio, i teatrini della menzogna e del consenso, le manfrine da salotto e di facciata. Dilagano corruzione e ladrocinio, sotto una valanga di indagati e di avvisi di garanzia. Per questo, larga parte di popolo si disaffeziona dalla politica e odia e schifa i politici, in generale.

A dispetto di chi, come G. Pansa, da tempo in pieno delirio revisionista, si sbalordisce per l’ondata di culto quasi religioso che ha accolto il film: “una folla  si è inchinata davanti all’ombra del segretario del Pci come si usa fare con i santi!”, a parer mio, l’opera di Veltroni non è un santino, ma il racconto fedele di un grande sogno, dedicato ai giovani, e un atto d’amore e di riconoscenza verso l’uomo che coraggiosamente lo ha inseguito.

Quando c’era Berlinguer: un fitto intreccio di sensazioni, pensieri e ricordi, velati da tanta commozione. 
Due ore di catarsi purificatoria e di aria pulita da respirare al cinema, come da tempo non siamo abituati a fare.
                                               AlfredoLaurano  






**        TUTTO QUELLO CHE HAI VISTO RICORDALO PERCHÈ 
TUTTO QUEL CHE DIMENTICHI RITORNA A VOLARE NEL VENTO" 
(da un canto Navajo, antico popolo indiano d’ America)
Se qualcosa non la teniamo nel cuore, il "vento" la porterà via..ed sarà persa per sempre, come se non fosse mai accaduta. Non ricordare di aver fatto una cosa è come non averla vissuta affatto. Dobbiamo tenere sempre nella nostra mente la testimonianza di tutte le cose belle che abbiamo vissuto, se vogliamo che il loro svolgimento sia valso a qualcosa...                                                                                                                                                  


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