Schiavi, correi, camerieri, sempre più umiliati
e ricattati, i Cinque Stelle, da tempo, non brillano più. Sono diventate stelle
cadenti, come quelle del vicino dieci agosto.
Stanno facendo vergognare i tanti
che li hanno votati, con speranza e con fiducia. Soprattutto quelli di
Sinistra, disfatti dal renzismo.
L’onestà non è più di moda, sotto il
regime, di fatto, a guida salviniana.
I valori e le ambizioni sbandierati quando volevano Gino
Strada, Rodotà o la Gabanelli al Quirinale sono un pallido ricordo, da quando
si son fatti schiacciare dal loro alleato di governo.
Ogni giorno peggio, pur di mantenere le
poltrone che le ultime Regionali hanno smontato nel numero e nella consistenza
politica. In un anno il loro consenso è evaporato, soprattutto a causa di un’alleanza
nociva e innaturale.
Hanno dimezzato i voti, mentre i legaioli
li hanno raddoppiati. La loro forza parlamentare e contrattuale è quindi ormai
virtuale e vale nei seggi solo fino a quando questo esecutivo resterà in carica.
Dopo sarà la diaspora e il Movimento sarà
solo quello fisico delle gambe che li porteranno a casa.
E per questo devono far pippa e obbedir
tacendo, facendo finta, ogni tanto, di non accettare diktat, ordini o di
manifestare dissenso e malumori.
Hanno esaurito le scatolette di tonno da
aprire in parlamento, hanno occupato spazi di prestigio e di potere e si son
fatti Casta, proprio come quella che in teoria avversavano e aborrivano
sdegnati. Molti se ne sono andati, delusi, molti sono stati cacciati perché
invocavano coerenza.
Hanno appena votato, meno cinque
dissidenti, il vergognoso decreto sicurezza bis, voluto dal ministro di
polizia, che ne rafforza il potere e gli umori. Il suo significato profondamente
antiumanitario, in tema di migranti e ordine pubblico, fa rabbrividire almeno
mezzo Paese, a partire proprio da quel Gino Strada, che ha dedicato la sua vita
alla solidarietà, e che oggi, si vergogna solo per essere stato a suo tempo indicato.
Non contenti, hanno approvato lo sgombero,
dopo vent’anni, del Centro Sociale di Bologna - primo e immediato effetto di
quell’infame decreto - mentre non hanno consentito quello più che abusivo di
Casa Pound a Roma.
Ora, dovranno fare marcia indietro pure
sul progetto TAV (lo ha già fatto anche il presidente Conte, da loro voluto a fittizio
capo del governo), ultimo baluardo di una posizione logica e ideale, contro un’opera
inutile, dannosa e senza senso, in un’Italia ferroviaria dimenticata e
fatiscente.
La spada di Damocle, brandita da Salvini,
oscilla sulle loro teste e, se cade, tutti a spasso con la certezza per la
maggior parte di loro di non essere rieletti.
Così finì o finirà la favola dell’onestà, la
parabola dei duri e puri, della rivoluzione urlata, sconfitta dall’incapacità.
7 agosto (Alfredo Laurano)
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