Come non essere d’accordo con Travaglio: Giuseppe Conte ha sottoposto ieri
Salvini al trattamento dell' asfaltatura completa, aiutato dall' ennesimo
harakiri mediatico del Cazzaro Verde che si è piazzato al suo fianco sperando
di spaventarlo e poi riducendosi a fargli le faccette: solo che era seduto
sotto, in posizione di minorità rispetto al premier in piedi che lo prendeva a
sberle dall' alto al basso, con una lezione di politica, democrazia, diritto
parlamentare e costituzionale, ma anche di dignità e di stile allo scolaretto
bullo e somaro.
Il quale ha raddoppiato l'autogol parlando subito dopo e rendendo ancor
più evidente l'abisso morale, intellettuale e dialettico che lo separa dal
premier, con un discorso sgangherato, senza capo né coda: doveva almeno
spiegare la crisi più pazza del mondo, invece se n' è scordato o non sapeva che
dire. Meglio sbaciucchiare rosari e sacri cuori, fra gli applausi dei leghisti
più pii, tipo Calderoli che si sposò col rito celtico davanti al druido.
Il confronto ravvicinato fra quei due modelli politico-antropologici
crea, agli occhi degl'italiani, un nuovo bipolarismo tutto nel campo
"populista".
Conte, a dispetto della doppia propaganda leghista e sinistrista, non è
uomo dell'establishment, né del vecchio centrosinistra. È l'interprete più
apprezzato di un populismo-sovranismo dal volto umano che ottiene risultati in
Italia e in Europa, diversamente da quello parolaio, inconcludente e dannoso
delle destre.
Ora il Cazzaro Verde Cocoricò – che, all’esordio della sua replica, ha
dichiarato che rifarebbe tutto ciò che ha fatto, mentendo spudoratamente anche
a se stesso - è al punto più basso della sua parabola politica.
In realtà è pentitissimo ed ha provato fino all’ultimo a lanciare
segnali di riapertura, a immaginare spirargli, a ritirare la mozione di
sfiducia, a lavori in corso. E a baciare ripetutamente il rosario, in segno di
sfida, sperando in un impossibile miracolo.
Troppo tardi. Conte, più che al Senato, stava già al Quirinale, dimesso
ma non vinto.
Solo il Pd può salvarlo, se gli lascia la strada del voto elettorale.
E pare che, ancora una volta, stia lavorando per lui.
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