Di passaggio a Pesaro per una breve visita, a Piazza del
Popolo, la principale della città, proprio di fronte alla sede del Comune,
abbiamo notato fogli e pezzi di giornali sparsi a terra che non “svolazzavano”,
anzi, erano incastonati nel marciapiede.
L’idea a monte è: murare col
cemento, ad
imperitura memoria sul selciato di piazza, alcuni giornali dell’era fascista.
Li chiamano “Fogli Fossili“ e sono stati realizzati in
ceramica, secondo un progetto del 2008, da studenti liceali, in collaborazione
con insegnanti e Amministrazioni locali.
Si tratta di documenti che testimoniano storie di
esclusione e di emarginazione, di vite spezzate, di famiglie sconvolte e di
quotidianità, annientate dalle disposizioni di legge dell’epoca del duce.
Sono partiti da un documento del 15 luglio 1938, meglio
noto come il “Manifesto degli scienziati razzisti”, poi il giornale locale
L’ORA e infine un documento inedito del 16 agosto dello stesso anno, il
“Censimento degli ebrei” sul territorio della Provincia. E ancora altri
articoli, parti di provvedimenti “in difesa della razza”, divieti di
celebrazione dei matrimoni da parte della Prefettura di Pesaro, prescrizioni
per i campi di concentramento e per le località di internamento dalla questura.
Il Resto del Carlino del 3 settembre, dello stesso anno, che
riportava a tutta pagina il varo delle leggi razziali che discriminavano gli
ebrei dalle scuole è sembrato tra gli esempi migliori per rappresentare
l’infamia.
Quei titoli e quegli articoli incastonati tra i sampietrini
possono così essere giustamente calpestati, odiati e invisi da tutti i passanti
di quella grande piazza, a Pesaro. Sono accettati anche sputi ben mirati.
Disprezzarli e consumarli con i nostri piedi, è un invito a
non dimenticare quella vergogna e a manifestare lo sdegno, soprattutto, delle
nuove generazioni verso la negazione di ogni forma di discriminazione.
8 agosto 2019 (Alfredo Laurano)
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