Si intitola “Perchè mi hai lasciato morire?” il film su
Marco Vannini che starebbe girando il regista di Ostia, Claudio De Napoli. Un
film che dovrebbe uscire in estate e che, pare, sarà distribuito nelle scuole e
parteciperà al Festival del Cinema.
Tutto come previsto dagli eccessi del sistema informativo
dilagante.
Tutto come vuole la prassi della comunicazione massiva e debordante
e dei suoi iper consumi non stop.
Tutto come era scontato e inevitabile, tutto in linea con
le dominanti leggi di mercato.
Come, peraltro, accade anche per libri, racconti, guide,
manuali, prontuari e vademecum, che non si negano a nessuno.
Chi non pubblica oggi almeno uno straccetto di libello, di
volumetto dei ricordi, di consigli o pezzi della propria biografia, che non
interessano a nessuno?
E quindi, pronto un altro film su un argomento che fa
presa, che coinvolge tanta gente, turbata ed indignata, su un caso drammatico
che, da oltre quattro anni, fa discutere, pensare, arrabbiare e cerca giustizia.
Per fare cassetta o per contribuire alla ricerca di una
smarrita verità?
Ma allora perché non una bella fiction a puntate
settimanali o una lunga soap, con migliaia di episodi a cadenza quotidiana, più
o meno all’ora di pranzo?
In una suggestiva telenovela ladispolana - molto, ma molto
di più che nella realtà, così poco soddisfacente - si potrebbe lavorare di
infinita fantasia, creare nuovi personaggi che operano nel bene o nel male,
inventare situazioni limite, storie di intrighi e sentimenti, intrise di odio e
amore, di invidie e gelosie.
Una specie di Beautiful de Noantri o di Segreto o Un Posto
al sole, dove ricostruzioni dietrologiche e trame occulte, paranoie
esistenziali, conflitti e moventi paradossali appassionerebbero chissà quante
persone, affette da giallismo compulsivo, da morbosa curiosità, anche
sado-maso, da ossessivo voyerismo e parafilie varie e di stagione.
Tutti in sala. Inizia la proiezione.
4 giugno 2019 (Alfredo Laurano)
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