Ogni anno il 1 ottobre si
osserva la Giornata internazionale delle persone anziane, stabilita dalle
Nazioni Unite nel 1990. La Giornata ha l’obiettivo di accrescere la
consapevolezza sui tanti temi riguardanti gli anziani: condizione, abusi,
emarginazione, abbandono e solitudine compresi.
È anche un giorno in cui
mostrare apprezzamento per il forte contributo che essi danno alla società.
Anche perché l mondo di tutti
i vecchi è comunque, come più volte ho scritto, il mondo della saggezza,
dell’esperienza, della memoria.
Alla fine, sei quello che hai
pensato, amato, compiuto: sei il presente sommato ai tuoi ricordi.
Sono la tua ricchezza: gli
affetti che hai alimentato, i pensieri che hai pensato, le azioni che hai
compiuto, la memoria che hai conservato e non hai lasciato cancellare e di cui
tu sei rimasto il solo custode.
Ma quand’è che si diventa
anziani? Quand’è che si passa dallo sviluppo, dalla crescita
all’invecchiamento?
Non lo sappiamo, anche perché
non c’è un interruttore, un momento preciso, una data, un segnale certo che ce
lo riveli.
È un processo lento e inconsapevole di graduale adattamento
culturale e fisiologico, che elude la nostra vigilanza.
Quello che cambia e che ci
cambia nel tempo è appunto la visione della vita, la percezione degli altri e
del mondo esterno, la valutazione dei fatti, le riflessioni ed i pensieri che
nascono improvvisi, le prospettive, i programmi, le speranze, i sentimenti e
l’inevitabile mole dei ricordi che cresce con l’età.
Cambiano i nostri occhi, il
nostro sguardo si addolcisce e quasi si consuma, anche se non ce ne rendiamo
conto. Si fanno “acquosi”, stanchi e lenti e raccontano una vita di fatiche e
sacrifici, di momenti di felicità e gioia, un’infanzia difficile o serena e una
giovinezza ancora ben impresse nella nostra anima sociale.
Ricordo gli occhi mio padre
che, in vecchiaia, si riempivano ogni giorno di bontà.
Per i giovani e i bambini, gli
anziani rappresentano l’idea del passato e della Storia, ma anche della forza e
del buon senso.
Sono simboli e metafore,
spesso lontani ed evanescenti, sono testimoni di vita anche se, a volte,
rompono le palle e ripetono sempre le stesse cose, fino alla noia.
Sono, tuttavia, ancora un
punto di riferimento, una garanzia di saggezza nella difficile gestione delle
famiglie attuali. Prima ne erano addirittura i numi tutelari, per riconosciuta
autorità e carisma.
Un concentrato di equilibrio,
di ragionevolezza e di fiducia senza tempo, fragili nelle ossa, ma determinati
nella convinzione di essere ancora utili e un buon esempio di vita per la
propria famiglia e per gli altri.
È quello che più commuove è
proprio l’attaccamento alla vita, ai sentimenti, alla famiglia, ai nipoti. E,
nonostante l’età e gli acciacchi sono sempre pronti a rispondere “presente”!
Gli anziani vanno tenuti
stretti e coccolati - e non lo dico per interesse della categoria - ricordando
che un bacio, un abbraccio, un ti voglio bene sono la migliore medicina per i
loro mali.
Ogni tempo della vita ha
bisogno di semplici emozioni che appaghino e gratifichino: dal risveglio del
mattino al caffè con gli amici; dalla voglia di leggere e sapere al sorriso dei
bambini; dalla buona compagnia al piacere del mangiare; dal rispetto di
chiunque al diritto di contare.
Non serve, a mio avviso,
dichiarare di sentirsi giovani dentro - come si dice per prendersi gioco di se
stessi e per sublimare l’idea della fine - perché si invecchia in tutti i
sensi, pur senza abbandonare la forza del pensiero: la decadenza fisica e i
problemi di salute ne sono la più ampia prova.
Conta la consapevolezza del
tempo che, inesorabilmente, scorre nelle varie fasi dell’esperienza umana, fra
infiniti dubbi e tanti perché senza risposta.
1° ottobre 2018 (Alfredo
Laurano)
Guardando in un cannocchiale,
uno degli anziani protagonisti del film Youth di Sorrentino (il regista Mike)
dice ai suoi sceneggiatori: "questo è quello che si vede da
giovani: tutto vicinissimo, quello è il futuro... E questo - girandolo al contrario - è quello
che si vede da vecchi: tutto lontanissimo, quello è il passato".
Tutto dipende, allora, da come
metti il cannocchiale. Da che lente usi per guardare il mondo.
Quel
cannocchiale riflette la vita e le età dell’esistenza di ciascuno.
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