«Se
già appariva assurdo
pensare di ricordare la fine (il centenario) della Grande Guerra con un evento, come il
Palio di Siena, che ha un lungo passato di morti animali, il fatto che un
cavallo sia deceduto proprio in occasione di tale ricorrenza rende la vicenda
ancora più paradossale e inaccettabile” - ha commentato la presidente nazionale
di Enpa, Carla Rocchi. “Il Palio rappresenta
una seria e concreta minaccia per l’incolumità degli animali. Abbiamo perso il
conto di quanti ne sono morti o sono rimasti gravemente feriti per una
manifestazione anacronistica; una iniziativa che ormai non ha altra ragion
d’essere se non quella di farsi strumento di marketing, anche politico».
Una
corsa drammatica, come tante altre, questo straordinario Palio di autunno, di
sabato scorso: nove fantini caduti, due dei quali finiti all’ospedale per
traumi, più il cavallo gravemente infortunato e abbattuto. Tutto in diretta tv,
con immagini choccanti che rimbalzano sui social, scontri e colpi proibiti in piazza,
che diventano scatti virali e violenti.
Molti
di questi cavalli sono fragilissimi, vengono spinti oltre i limiti, sono iper
sfruttati. Prima delle gare vengono sottoposti ad allenamenti intensi e
qualcuno parla di doping.
Raol,
sauro di 8 anni, cavallo della Giraffa, non ce l’ha fatta. Troppo grave l’infortunio
all’anteriore destro e il Palio si ritrova nuovamente sotto attacco. La Procura
ha aperto un fascicolo sulla morte del cavallo, per ora senza indagati.
E torna a sparare su Siena
anche Michela Vittoria Brambilla: "Penso
da sempre che l’Italia potrebbe fare a meno del Palio e che non ci sia nulla di
nobile nel maltrattare animali per il divertimento umano perché questa è la
tradizione”.
Sul Palio,
si sono scritte migliaia di pagine, una vera enciclopedia, per raccontarlo,
spiegarlo, capirlo, motivarlo, giustificarlo, condannarlo.
A Siena
non è un evento o una festa. Non è una fiera o una manifestazione di folklore
e tradizione: è linfa vitale che segue il ritmo quotidiano della vita di contrada.
La sua
lunga attesa e, soprattutto, la vigilia, per i senesi rappresenta la vita o la
morte, il buio e la luce, il nulla oltre la vittoria. Gente “matta” che si
prodiga per vincere un “cencio” di stoffa in un inseguimento spasmodico di
cavalli che corrono contromano, dentro un luogo assurdo dalle curve impervie, denominato
Campo, in cui tutto faresti tranne che farci correre dei cavalli, montati “a
pelo”, cioè senza sella, da idolatrati fantini. Roba da giostra arcaica del ‘duecento.
Anche
se il sindaco di Siena parla di dispiacere di tutta la città che ama e cura i cavalli
e li rispetta, in nome della “nostra cultura e tradizione", forse è ora di
finirla con questo scempio crudele e senza senso, per il quale i senesi
- che molti
ritengono ipocriti e privi di qualsiasi
traccia di rispetto per i cavalli - vivono
al limite della follia, prigionieri di una bigotta cultura medioevale. Se chiedi
ad un senese che ore sono, lui ti risponderà che “è l'ora di abbeverare il
cavallo”, oppure che è tempo di ritrovarsi in contrada per le prove degli
sbandieratori.
È come la corrida in Spagna,
uno spettacolo del tutto inutile e violento che interessa solo pochissime persone
e serve solo a fare business, sacrificando innocenti animali.
(Alfredo
Laurano)
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