Sono quasi le sette di una domenica
come tante.
Arriva l’elegante pullman e quarantacinque persone prenotate vi
salgono e prendono posto. Tra loro, le nostre cinque amiche,
contente e odorose di caffè, appena sorseggiato.
Si va a Napoli per conoscere il
quartiere famoso fino a non molto tempo fa per le situazioni di degrado e
criminalità nel quale era sprofondato lentamente dopo che il ponte, costruito
nei primi anni dell'800 per collegare il centro alla Reggia di Capodimonte, lo
aveva tagliato fuori dalla vita della città e lo aveva ghettizzato.
Nessun luogo incarna le
contraddizioni di Napoli come il Rione Sanità, situato in una valle e nato come
luogo di sepoltura in età greco romana, tra necropoli ellenistiche e catacombe
cristiane. Qui la morte e la vita, del resto, si confondono da secoli.
Il quartiere Sanità è sicuramente il
più affascinante ed antico della città, che ha saputo dipingere nei secoli il
ritratto più autentico di Napoli, con la sua variegata umanità, alloggiata fra
vicoli, vicoletti, bassi, balconi e botteghe improvvisate, fra estensioni
estemporanee di vita.
E’ la gente che piaceva a Totò, nato
lì, nel vico a lui intitolato (via S. Maria Antesaecula), in una casa molto
modesta, con un piccolo balconcino, caratterizzata dai gesti, dalle voci, dai
colori, che passano dal sacro al profano e popolano il rione.
Questo
era lo spettacolo della vita e Totò ne era lo specchio. E’ lì che iniziò la sua
gavetta artistica, il suo primo repertorio umoristico, interprete di quel
sapere umano che è la strada, dove la vita si affaccia da un balcone e sorride
sotto i portoni, tra la gente operosa e la moina degli scugnizzi. Totò li
conosceva bene quei vicoli e si divertiva a imitare quei personaggi, quelle
anime stravaganti, con una serie di macchiette che faranno la sua fortuna.
Scopo della gita, organizzata da una
nota associazione culturale romana, è proporre la scoperta di una
"rinascita", in un'Italia spesso in prima pagina per episodi
negativi, che invita a percorrere il "miglio sacro", dalla chiesa di
San Gennaro extramoenia a piazza Cavour, con tappe lungo il percorso per
visitare la basilica e le catacombe, la basilica di Santa Maria della Sanità,
il Cimitero delle Fontanelle, il Palazzo Sanfelice, il Palazzo dello Spagnolo,
Porta San Gennaro.
L'emarginazione sociale è tuttavia
ancor oggi elevata, così come la disoccupazione, nonostante le potenzialità del
rione e le numerose iniziative di recupero e di risveglio sociale, tese a
spronare le coscienze dei giovani e a trasformare il ghetto in un polo di
attrazione per tutta la città, grazie ai tanti tesori d'arte e di cultura che
contiene.
La camorra rappresenta però
un'alternativa di vita per molti e continua ad attrarre parte dei ragazzi, che
abbandonano la scuola dell'obbligo, in cerca di facili guadagni e affermazione
sociale, tra racket, spaccio, scippi, rapine, borseggi e, ogni tanto, qualche
sparatoria in strada o nei locali.
Ecco perché una magnifica giornata,
carica di entusiasmo, ricca di interesse, curiosità ed emozioni per luoghi
affascinanti e misteriosi, può trasformarsi in un incubo inatteso, in un
momento drammatico e imprevisto di violenza, che lascia il segno ed il
rimpianto.
Dopo le visite, le spiegazioni della
guida, il pranzo alla Taverna di Totò, il caffè e il “fiocco di neve” alla
famosa pasticceria Poppella, una delle nostre cinque amiche è stata avvicinata
silenziosamente da un giovane con casco, afferrata per un braccio e derubata a
strappo del suo orologio d’oro. In un attimo, senza rendersene quasi conto,
come accade quasi sempre e da sempre, non solo in quel rione.
Un solo urlo, mezzo strozzato, che
ha richiamato gli altri, sparpagliati in libera passeggiata per tornare al
pullman. Qualcuno è sceso dai palazzi, l’ha soccorsa e curata dalle
escoriazioni e dallo spavento. Poco dopo i carabinieri hanno redatto l’ennesimo,
inutile verbale.
Per lo shock, nonostante il conforto
delle amiche, la nostra Poppella - la chiameremo così per sdrammatizzare - è
rimasta in silenzio per almeno un’ora.
Anche se scontato, non resta che
ricordare che prudenza consiglia di non portare preziosi in bella vista, quando
si gira in certi luoghi, votati e consacrati a tali attività di appropriazione
indebita.
“Attenti agli scippatori”, poiché
non li riuscirete a vedere”. Suona più o meno così il senso dell’avviso, in
lingua inglese, che qualcuno aveva affisso in via Crocelle, a Porta San
Gennaro, che dà l’accesso al Rione Sanità.
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