Tutti abbiamo sottolineato, da oltre tre
anni, quanta questa gente sia brutta e cattiva, arrogante e sfrontata,
maleducata, cinica e insensibile! Sul piano della logica, dell’obiettività, del
confronto dialettico, ma anche giuridico e psicologico.
Ora, siamo tutti in attesa del processo
di appello richiesto dal Pubblico Ministero, ma anche dagli avvocati dei
Ciontoli condannati. Ovviamente, per opposti motivi.
Federico e Viola, intercettati
dall’inviata di “Quarto Grado”, hanno dato l’ennesima prova della loro
inconsistenza umana, della loro indifferenza e strafottenza, di fronte a un
popolo ferito e avvilito, per non parlare della famiglia della vittima, da una
tragedia assurda, incredibile, quasi unica nel suo genere.
Un ragazzo di vent’anni, Marco Vannini,
è stato fatto a lungo agonizzare, e poi morire, nella casa di quella che
credeva essere la sua seconda famiglia: per incuria, per negligenza, per
incapacità, per insostenibile leggerezza e non sappiamo, e non sapremo mai, se
ci siano o se ci fossero altri motivi e inviolabili segreti, dietro questo
intrigo familiare di provincia. Roba da film di Germi o Pupi Avati.
Ci vuole una gran bella faccia tosta,
come quella dei due diabolici fidanzatini - manovrati e indirizzati quanto
basta dal boss capofamiglia - uniti nella loro grottesca e ridicola reazione,
per sostenere che le ragioni di chi pone legittime domande, di chi vuol sapere,
capire, approfondire, non solo a livello giornalistico, le incongruenze, le contraddizioni, le
trame concordate, i mille dubbi e perché di certi comportamenti, sono tutte
cavolate, semplici cavolate, cioè banalità immotivate!
E tutto questo, registrato da microfoni
e telecamere, a fronte di parole vuote, inutili, senza senso e semanticamente
prive di significato alcuno, pronunciate a viso aperto dai due giovani, che si
ritengono mediaticamente “perseguitati”.
Tra le cose più sconvolgenti che, nel
mare dell’assoluto niente e del vuoto profondo espresso dai due “perseguitati,
c’è la bizzarra tesi che Federico Ciontoli ha avuto il coraggio di affermare,
cioè l’atteggiamento di chiusura avuto da mamma Marina nei loro confronti, nei
confronti di tutta la sua famiglia (di assassini): ricordo che sono stati già
condannati, pur lievemente, in primo grado, per omicidio volontario (il padre
Ciontoli) e colposo (gli altri, Viola esclusa).
Atteggiamento di chiusura? Che si
aspettavano un caldo abbraccio e il fantomatico perdono da una madre e da un
padre, cui hanno ucciso un figlio, inspiegabilmente?
Hanno già dimenticato ciò che hanno fatto
e come l’hanno fatto?
O hanno una loro inedita verità dei
fatti, che non hanno ancora dichiarato, che confuterebbe tutto il castello
accusatorio nei loro confronti? Un coupe de theatre, a sorpresa? L’appello ci
conforterà.
Grande è stata la motivatissima e lucida
reazione di una straordinaria Marina nei confronti del Ciontoli jr, al quale,
afferrato il telefono dell’inviata, ha manifestato tutto il dolore, la rabbia,
l'amarezza, la delusione, ma non la rassegnazione, per quel misfatto che le ha
spezzato il cuore, di cui lui e tutto il ciontolame sono responsabili.
La conclusione illogica di
quell’intervista in strada, comunque, sarebbe questa: un gruppo di famiglia in
un interno spara e uccide un ragazzo, per sbaglio, per caso o chissà per quale
altra ragione e il reato sarebbe quello di chi vuol sapere, indagare, capire
cosa è veramente successo quella notte. Questa è la vera e unica “cavolata”
Per non subire la gogna mediatica,
basterebbe confessare, dire esattamente quello che è successo e liberarsi la coscienza.
16 settembre 2018 (Alfredo Laurano)
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