Riti, gesti, movimenti, parole: a seconda della
storia, della cultura e delle credenze religiose, si sono sviluppate, nel corso
dei secoli, molteplici e particolari usanze di fronte all'evento morte. Il
cordoglio ha avuto, ed ha tuttora, singolari forme di espressione, con
determinati comportamenti, consuetudini o regole.
Ogni comunità vive il proprio dolore per la perdita di un suo esponente. Quasi sempre è prevista una veglia scandita dalla preghiera, dal silenzio e, a volte, da un lamento.
Ogni comunità vive il proprio dolore per la perdita di un suo esponente. Quasi sempre è prevista una veglia scandita dalla preghiera, dal silenzio e, a volte, da un lamento.
Nell’antica Roma, esistevano (ma ci sono
ancora) le prefiche (dette anche, localmente, rèpute, chiangimuerti o lamentatrici), donne pagate per assistere il morto, per piangere a oltranza
intorno a lui e per far parte del corteo funebre, intonando canti di elogio del
defunto, accompagnati sempre da grida di dolore, da pianti e gesti di
disperazione, lasciandosi andare, anche a forme di ulteriore partecipazione,
con lacerazioni delle vesti e disperazione.
Alcune, durante la veglia, dondolavano
incessantemente il corpo, mentre tra i gemiti portavano le mani al viso, si
strappavano i capelli e si battevano forte le cosce e la fronte.
A Sassari, le prefiche sono state
sostituite, o diversamente interpretate, da fascisti locali che hanno rivolto, a loro modo e
con i loro miti, un ultimo saluto a un loro rappresentate deceduto. Un liturgia inequivocabilmente inneggiante, in tutto e per tutto, alla ritualità
del fascismo.
Per tre volte nella chiesa di San Giuseppe
ha risuonato il richiamo “camerata Giampiero Todini” e per tre volte è arrivata
la risposta “presente”, proferita da una trentina di camerati schierati, quasi
militarmente, col braccio alzato per l’ultimo omaggio al docente di Storia del
Diritto italiano Giampiero Todini.
“Camerati,
riposo”, annuncia ancora la voce dopo le esequie, prima di sciogliere le righe
con un “camerati, libertà”. I presenti si salutano, si abbracciano e si fanno il segno della croce, davanti al
feretro del professor Todini.
Sarebbe quanto mai utile un adeguato
approccio antropologico per cogliere e studiare, oggi, gli aspetti culturali di tale anomala
frangia di umanità.
Ma tutto questo si può fare sulla pubblica
piazza, sul pubblico sagrato?
Le cerimonie funebri sono esenti dal reato di apologia?
La chiesa, il parroco, il questore, nessuno dice niente, a parte i TG e la stampa?
Le cerimonie funebri sono esenti dal reato di apologia?
La chiesa, il parroco, il questore, nessuno dice niente, a parte i TG e la stampa?
Premesso il doveroso rispetto per il
defunto e al di là della grottesca componente politica, che pure ha il suo
peso, è stata una vera sceneggiata, tra il ridicolo e il folklore, che somiglia
tanto ad una farsa.
Ma allo spettacolo mancavano, in verità, le prefiche.
Quelle autentiche, ruspanti e rigorosamente in nero.
(Alfredo Laurano)
(Alfredo Laurano)
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