Come ci
ricorda Valentino Salvatore: cercare di essere ragionevoli mica è una cosa facile e non si può essere
tali a giorni alterni. Si tratta di acquisire un criterio di buonsenso da
applicare anche nella vita quotidiana. Spesso accade che molti di quelli che si
(auto)proclamano tali, in sostanza, abbandonino formalmente pratiche religiose
ordinarie solo per cercare risposte “alternative” e più rispettabili,
apparentemente più moderne e aperte, che conservano però lo stesso fondo di
irrazionalismo. Moltissime persone, per compensazione, cercano nuovi punti di
riferimento di questo tipo, riadattati però in maniera più soft al mondo
moderno.
È per questo
che pullulano ovunque storie di spiritismo, di parapsicologia, di fenomeni
apparentemente inspiegabili, di miracoli, di capacità sovrannaturali.
VIAGGIO NEL MONDO DEL PARANORMALE di Piero Angela, pubblicato
quarant’anni fa (1978), è tornato alla ribalta al CICAP fest dei giorni scorsi,
a Padova, dedicato a tutti coloro che amano la scienza e sono affascinati
dall’insolito e dal misterioso, ma non vogliono farsi prendere per il naso.
Il testo è un
punto di riferimento indispensabile per chiunque voglia farsi un’idea più
precisa sul mondo dei fenomeni paranormali e orientarsi tra verità e bugie del
vivere quotidiano.
Nonostante sia
passato ormai molto tempo dalla sua stesura, rimangono intatti la freschezza
della passione nella ricerca e l’acutezza rigorosa nelle analisi, il tutto
miscelato con la consueta chiarezza del divulgatore. Un testo quindi ancora
necessario, perché la cultura di massa non aiuta molto nell’analisi critica di
certi fenomeni: i telegiornali e vari programmi – spacciati per approfondimento
scientifico – ci danno resoconti sensazionalistici e imprecisi di fenomeni
“sovrannaturali”, mentre le nicchie scientifiche sono poche e viste con
sospetto – complice il clima culturale italiano generale tendenzialmente
(spesso fieramente) antiscientifico e egemonizzato dalla religione.
“Questo non è
un libro per coloro che vogliono credere. Ma per coloro che vogliono capire”,
ammonisce Angela.
Così comincia
questo viaggio appassionante, che rivela un quadro piuttosto impietoso, ben
diverso da quello generalmente dipinto: si parla di medium, di telepatia,
psicocinesi, di personaggi storici come Uri Geller o Rol, di spiritismo, della
famigerata fotografia Krilian capace di captare “l’aura”, delle guarigioni
“miracolose” e di altre pratiche che si ritengono curative, di yogi e
fachirismo, fenomeni particolari che possono accadere anche a noi tutti i
giorni e possono farci credere di possedere poteri specifici o di subire
influenze altrui (coincidenze, presentimenti, sogni premonitori), senza
tralasciare un must come l’astrologia.
Gli argomenti
sono tanti e coinvolgenti, si snodano per centinaia di pagine, mentre Angela
intervista esperti di tutte le risme, spiega in maniera semplice e didascalica
come non sia raro prendere cantonate (cosa che accade anche a illustrissimi
premi Nobel, magari dei genî, ma sostanzialmente sprovveduti di fronte a
trovate anche marchiane) e come si possa dare un’interpretazione scientifica a
certi fatti apparentemente strani, svela i vari trucchi del mestiere utilizzati
da “professionisti” come medium, prestigiatori, maghi, cartomanti e
pseudo-scienziati.
Ma la
spiegazione e la confutazione di tanti fenomeni giudicati paranormali, benché a
tratti spassosa e avvincente, non basta e l’autore
ne è perfettamente consapevole: è quindi indispensabile cercare di rispondere
alla classica domanda – Perché si crede? – cui Angela dedica l’ultimo capitolo, tirando le
somme e dando alcune risposte lucidissime. Fondamentale, afferma, è il ruolo
dell’informazione, una delle prime cause di condizionamento ambientale che
predispone le persone a credere a certi fenomeni.
I media
tendono a presentare o a gonfiare in modo acritico certe notizie, per esigenze
commerciali e sensazionalistiche: “questo atteggiamento contribuisce non solo a
disinformare il pubblico, ma anche a creare un clima di credulità e, in senso
più largo, di irrazionalità”. Il fatto che il mondo scientifico il più delle
volte ignori certe questioni, o si dedichi solo occasionalmente alla
divulgazione della critica, senza riuscire ad avere una diffusione di massa, fa
il resto.
Non a caso, Piero
Angela saluta positivamente la nascita nel 1976 dello statunitense Committee
for the Scientific Investigation of Claims of the Paranormal, che farà da
modello per il CICAP italiano – fondato anni dopo dallo stesso Angela e da
altri studiosi.
Uno dei miti
più diffusi dalla propaganda anti-scientifica è che ci sia un
bisogno innato di credere in
un qualcosa di trascendente o metafisico, cosa che Angela pacatamente, ma
decisamente smonta con una constatazione molto semplice: “il mondo è pieno di gente che non ha assolutamente bisogno di
credere nel trascendente. Se fosse una necessità connaturata all’uomo dovrebbe
essere comune a tutti (così come è comune a tutti gli uomini il bisogno di
aria, cibo, sonno, ecc.), invece non lo è: e questo costituirebbe già la prova
che non si tratta di una necessità “interna”, ma di un bisogno creato dall’ambiente, cioè dall’educazione e dall’informazione».
Quello di cui
la maggior parte della gente sente il bisogno è casomai un «contesto», un
sistema coerente di significati: «si
potrebbe piuttosto individuare un bisogno che è davvero fondamentale per tutti
gli uomini, un bisogno collegato agli stessi meccanismi di sopravvivenza del
sistema nervoso, quello di conoscere».
Per soddisfare
questo bisogno, l’uomo ha cercato di darsi delle risposte, come quelle
religiose o paranormali: apparentemente complete, soddisfacenti e coerenti,
danno speranza e un “senso” alla vita, proiettano l’uomo in dimensioni
meravigliose e alternative. Invece la strada dell’analisi offre continuamente
dubbi, nuovi problemi da affrontare e costringe a stare coi piedi per terra.
Angela, col
suo consueto tono pacato e signorile, auspica che credenze paranormali e
irrazionali, da un lato, e cognizioni scientifiche, dall’altro, rimangano
ognuna nel proprio ambito, nel rispetto dell’approccio razionale e laico, visto
che religioni e pseudoscienze pretendono proprio di piegare ai loro canoni
anche le conoscenze scientifiche.
L’autore è
cosciente del vuoto che può lasciare la demolizione di certe credenze
paranormali e ammette che l’ampliamento delle conoscenze non è detto «che porti alla felicità, anzi è più
probabile il contrario, proprio perché genera dubbi e toglie sicurezza».
Ma
quella spinta irresistibile alla conoscenza e alla ricerca, è forse il dono più
prezioso dell’uomo, anche a costo di rinunciare ai miti, alle illusioni e a
tutto ciò che apparentemente ci conforta. (Alfredo Laurano)
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