Non
sapevo che, tra le tante cose che ha sopportato Ponte Milvio - l’ultima,
l’idiozia dei lucchetti dell’amore, scatenata dai romanzi e dai film di
Federico Moccia - c’è stato anche il tram, anche se era ancora trainato da
cavalli.
Il
primo tram di Roma, infatti, passava sull’antico “ponte mollo”, così
folkloristicamente denominato, perché in occasione delle piene del Tevere era
il primo ad essere sommerso e finire a mollo. E’ uno dei ponti più antichi e,
storicamente, più importanti di Roma.
La sua origine risale al IV-III secolo
a.C. ed era inizialmente in legno; fu poi rifatto ex novo e prese il nome dal
magistrato che ne autorizzò la costruzione in muratura, tale
"Molvius" e quindi Milvio.
Ma per i romani fu e resta "ponte
Mollo", definizione che, secondo un’altra leggenda, il popolo vuole derivi
dal fatto che anticamente “molleggiava”, nonostante i vari restauri a cui, nel
tempo, veniva sottoposto.
È
un ponte importante anche per il Cristianesimo, in quanto vi ebbe luogo la
conversione di Costantino, primo Imperatore cristiano, a seguito della visione
della Croce alla vigilia della battaglia (312 d.C.) per il titolo imperiale, da
lui vinta, contro Massenzio.
Nel
1877, l’industriale olandese Ernő Oblieght – lo stesso che aveva costruito la
funicolare del Vesuvio – ottenne la concessione per avviare una linea di
trasporto a cavalli.
Venne
poggiato un binario unico che da Piazza del Popolo correva lungo la Via
Flaminia per 2800 metri, fino all’imbocco di Ponte Milvio; sulla linea erano in
servizio otto vetture di cui quattro di classe “popolare”, aperte e con panche
trasversali, e quattro di classe “economica”, chiuse e con uno scompartimento
di “prima classe” da dodici posti.
Il
tutto trainato da cavalli.
Il
successo fu tale che solo dopo pochi mesi le rotaie furono prolungate di altri
1000 mt e scavalcarono il Tevere, passando su Ponte Milvio. La rete pubblica
contava 300 carrozze e 700 cavalli, tutti di razza maremmana.
Il
trasporto su questa linea continuerà con i cavalli fino al 1904.
A
ottobre di quell’anno, si inaugurerà infatti la trazione elettrica, con un
sistema a corrente continua, già adottato anche per le altre linee aperte nella
Capitale.
Fino
al 1921, a Roma il sistema di trasporto pubblico resterà eterogeneo: tram a
cavalli - che continueranno ad essere utilizzati per gli omnibus - via via
sostituiti da tram elettrici.
Negli
anni novanta, come ricordato, quelle sofferte arcate, dopo aver patito e sofferto
battaglie, crolli, carrozze e cavalli, subirono anche lo scempio e
l’insostenibile peso delle serrature dell’amore, poi doverosamente rimosse.
Altro
che “mollo”! (Alfredo Laurano)
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